La colazione di Ferragosto | di Simone Rocchi

«Mi sono venduto l’ombrellone».
Dante irrompe nella stanza e lancia l’annuncio.
È la mattina di Ferragosto e nella grande sala da pranzo al secondo piano tutti sono ancora impegnati con il rito della colazione: moka a centro tavola, vassoio con le paste e chiacchiere leggere; la luce mostra granelli di polvere che fluttuano nell’aria ma, obliqua, lascia fuori il caldo, che non ha ancora iniziato a battere sui vetri, che possono stare aperti.
«A quanto?» domanda prontamente Paolo, che oltre ad essere suo cognato è anche quello più bravo ad andare dritto al sodo.
«No vabbè, gratis, che c’entra?», bofonchia Dante quasi indignato dalla venalità della domanda. E obbligando tutti ad aggrottare la fronte.
Mi metto in ascolto. Che qui, con le paste di San Marone e la corrente d’aria che entra dalla finestra è meglio di Netflix.
Non devo essere l’unico a pensarla così, visto che anche Francesca esce dalla cucina, interessata. «In che senso hai venduto l’ombrellone?».
Già, Francesca. La moglie di Paolo. Sveglia dall’alba per cucinare. In modo da poter poi essere in spiaggia di buonora. Sulla stessa distesa di sabbia dove, presumibilmente, avrebbe dovuto trovarsi l’ombrellone finito in saldo. L’apposizione del participio passato al termine ombrellone deve averle fatto vibrare qualcosa dalle parti dell’orecchio. Forse anche in altre parti del corpo.
Ora tutti fissiamo Dante, in attesa che prosegua, che chiarisca il misunderstanding, che dissolva le nuvole.
«Da Santina c’era la coda» esordisce allora lui. «Mi è sembrato giusto far presente che nessuno di noi, oggi, sarebbe sceso in spiaggia, in modo che potessero rimettere in circolo l’ombrellone. È Ferragosto, festa dell’Assunzione, mi sembrava un bel gesto di generosità».
Sarà che la generosità è soggettiva, o forse che appeso al muro c’è un quadretto che spiega, dettagliatamente che la carità “tutto scusa, tutto crede, tutto spera e tutto sopporta”, ma in pochi paiono convinti.
Persino il bombolone alla crema che sto addentando pare avere un sapore differente, incerto, da senso di colpa. Francesca, nel dubbio, è tornata in cucina, Dante è sparito senza lasciare traccia.
Ricompare dopo una manciata di minuti, attraversando rapidamente la sala da pranzo e soffiando finalmente fuori la soluzione: «Tutto risolto, chi vuole potrà andare al mare all’Ippocampo».

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