In ricordo di Valentino Nicastro

[di Pino Bovi]

Valentino Nicastro. Zio Valentino. Glielo scrivo qui, quel termine che non ero solito usare: poca la differenza d’età e fin da piccolo non m’era mai venuto spontaneo. Mai mi aveva ripreso per questo. Era una sorta di altro fratello di mia madre (così come ne è altra sorella la di lui sorella, zia Romana) o ancor di più, quasi un primo figlio. Le loro famiglie, sorelle le mamme, abitavano a 20 metri di distanza, ad Acerno. Ad un piano e poi 5 di differenza, a Battipaglia. Per me un altro quasi adulto significativo. Bevi il latte che diventi alto come zio Valentino…

Il mio primo zaino per gli scout veniva dalla sua dotazione da militare di leva. La prima idea che da adolescenti si prendessero decisioni diverse da quanto indicato dai genitori nasceva dal suo vivere da protagonista i tragici giorni del ‘69 che ricordiamo questa settimana. Zia Macoletella e zio Antonio a tremare a casa e lui con gli altri in strada. Il palazzo De Luna era a due passi dal corpo senza vita di Carmine Citro.

La passione politica lo trovò pronto appena trasferitosi a Battipaglia per “studiare da geometra”. Quel titolo, poi lo riporterà ad Acerno da pendolare, a gestire la ricostruzione dopo il sisma del 1980 e fino alla pensione. Negli ultimi anni qualche acciacco di troppo e poi il Covid ne avevano limitato la vita pubblica, non il gusto di seguire le vicende politiche locali e nazionali. A camino spento o acceso, quei due divani contrapposti, favorivano dibattiti e confronti, anche su temi di salute. Diversi dei suoi amici di sempre, sono miei amici.

Un’infezione se lo è preso nei primi minuti del primo aprile. Io lì, a sperare che al rianimatore riuscisse l’impossibile. Avrebbe festeggiato 70 anni 41 giorni dopo. La stima che ha raccolto nella sua vita politica va ben oltre i pur lusinghieri riscontri elettorali (ottimo risultato nel 1992, candidato al senato con il MSI, buon risultato nel ’94, candidato sindaco civico, fuoriuscendo dal centrodestra in opposizione a Fernando Zara. Non riuscirono i due allora giovani emergenti di AN a trovare un’intesa che avrebbe potuto portare ben altri sviluppi negli anni successivi). 

In chiesa, raccolti intorno a Wanda (anche lei, ancor minore la differenza d’età, mai zia nel nome), Antonio, Lara e tutti i familiari, e nonostante restrizioni e timori covid, c’era tanta gente. Proprio tanta. La partecipazione complessiva della città a questo lutto è stata significativa assai. Valentino non è stato il politico di Battipaglia più in vista, o più potente, o arrivato più in alto, né il più longevo. Non ricopriva incarichi da tempo: ultima candidatura a consigliere comunale (non eletto) nel 2009. Anzi: è stato consigliere comunale nel ’94 e solo per poco più di due anni, poi ha avuto ruoli poco pubblici. Eppure la sensazione che lascia in città è che sia scomparsa una figura molto significativa della nostra politica. E non che non lo sia stata. Anzi. Significativo, ma, come nel suo stile, senza clamori, con un approccio moderato ed elegante. Anche cocciuto, deciso, ma mai arrogante. Idee chiare, argomentazioni articolate e interessanti, mai banali. Le sue doti umane hanno lasciato il segno in un mondo, quello della politica, in cui queste latitano o sono ben tenute in secondo piano. Valentino ha fatto di queste sue caratteristiche quasi atipiche un elemento caratterizzante. A Valentino queste caratteristiche le hanno sempre riconosciute tutti, compagni di viaggio e avversari, amici e nemici; una volta si sarebbe detto camerati e compagni e anche democristiani e socialisti; e tutti gliele hanno ribadite in questi giorni: con la partecipazione vera al lutto della famiglia, con i commenti pubblici, anche in quella grande piazza che è facebook, e privati, con i messaggi (anche qui, spesso via social e simili). Errori? E pure non sono mancati. 

Ma in chiusura mi sembra giusto riportare uno dei tanti commenti raccolti: Valentino ha dato alla politica e a Battipaglia molto più di quanto ne abbia ricevuto. 

16 aprile 2021 – © riproduzione riservata

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