Imparare a perdonare

L’essere umano sembra avere una tendenza innata a ricambiare offese ed aggressioni con comportamenti ed atteggiamenti ancor più aggressivi.
La capacità di perdonare ha importanti implicazioni non solo per il benessere delle relazioni, ma anche per il benessere personale. Perdonare non significa scusare, condonare, dimenticare, negare il torto subito: consiste invece nel modificare l’emozione legata alla trasgressione e al trasgressore. Perdonare non significa necessariamente riconciliarsi. Ma la riconciliazione non può verificarsi senza perdono.
In altre parole, perdonare è una condizione necessaria, ma non sufficiente, affinché la riconciliazione tra vittima ed offensore possa avvenire. Vi sono diverse variabili individuali e sociali da cui dipende la tendenza al perdono. Esse riguardano lo sviluppo della capacità di perdonare lungo l’arco di vita, i tratti di personalità correlati maggiormente al perdono, i fattori sociali che influenzano la messa in atto di tale comportamento e la relazione tra perdono, salute e benessere.
Vi è una connessione tra aumento dell’età e propensione al perdono. Rispetto agli adulti, gli anziani sono più inclini a perdonare diversi tipi di trasgressioni e offese, così come gli adulti risultano più predisposti dei giovani adolescenti. Per quanto riguarda i tratti individuali, i soggetti più ansiosi, narcisisti, depressi ed ostili risultano meno inclini al perdono. La predisposizione alla ruminazione, ossia al farsi trascinare da pensieri, immagini ed emozioni associate al danno ricevuto e alla continua rivisitazione dell’esperienza subita, si associa ad atti aggressivi e vendicativi verso il trasgressore, risultando quindi nociva sia per gli altri che per sé stessi.
Di contro, i fattori che aumentano la probabilità di mettere in atto risposte di perdono sono soprattutto l’intimità, la fiducia e l’empatia. È importante anche il legame di parentela, di amicizia o di conoscenza che c’è tra aggressore ed offeso: quanto più è stretto ed intimo tale legame, tanto più grande sarà la propensione al perdono.
Il perdono comporta una modificazione dei sentimenti negativi verso una polarità maggiormente positiva e di accettazione dell’accaduto e dell’offensore. Ma il perdono promuove la salute mentale di chi lo concede, anche indirettamente, agendo sulle variabili relative al supporto sociale, al funzionamento interpersonale e ai comportamenti salutari. La capacità di perdonare, inoltre, è correlata positivamente alla percezione di controllo sull’ambiente e alla riparazione di un senso di potere personale.
Quando veniamo offesi, traditi o aggrediti sperimentiamo una perdita di controllo sulla situazione, ma il perdono consentirà di ristabilire il potere. Sappiamo che l’essere umano deve percepire di padroneggiare l’ambiente circostante per sentirsi soddisfatto, sicuro e efficace, e quindi per incrementare il suo benessere. Altri fattori che sembrano incidere sulla propensione al perdono sono da attribuire al tempo trascorso da quando si è ricevuta l’offesa, alla gravità del danno subito, al background culturale e ai gruppi sociali d’appartenenza (famiglia, amici, società). Il processo del perdono sembra passare per diversi elementi, che non devono necessariamente seguire un certo ordine, ma possono essere ripetuti e sperimentati più e più volte prima di giungere allo stadio finale della concessione del perdono.
Una prima condizione è quella della piena espressione delle emozioni. Dopo aver subito un’ingiustizia o una violenza, i sentimenti di rabbia, tristezza, dolore devono essere sentiti ed espressi in modo pieno e profondo. Si possono esprimere direttamente contro l’offensore o soltanto manifestare sotto forma di sfoghi personali. La comprensione dell’evento, di cosa sia successo e perché, sono ulteriori fasi che possono essere affrontate diverse volte prima di riuscire a superare l’accaduto.
La spiegazione non deve essere totalmente razionale, ma sembra utile trovare un certo schema in cui inserire l’evento; spesso l’accettazione che sia dovuto al caso è già una cornice sufficiente.
Il passo finale consiste nella decisione di perdonare, ossia nel decidere di non riprendere più in mano l’evento, di non riferirsi più al passato, di superare l’accaduto e di promettere a sé stessi di smettere con i pensieri, le attenzioni, le ruminazioni riguardo al torto subito. In psicoterapia, il perdono sembra essere un mezzo efficace per superare il risentimento, l’ansia e il senso di colpa e un valido strumento per il trattamento di particolari gruppi di soggetti , come donne che hanno abortito, individui vittime di abusi sessuali, familiari di alcolisti o di disabili, coppie in crisi o separate, malati terminali. È importante comunque evidenziare che il perdono potrebbe rivelarsi pericoloso in alcune situazioni particolari. L’inclinazione al perdono è dannosa quando si sviluppano relazioni amorose con partner abusanti ed aggressivi. In questi contesti, le vittime (in genere donne maltrattate), concedendo ripetutamente il perdono al partner violento, lo autorizzano, inconsapevolmente, a perpetrare nel suo comportamento abusante. Anche il perdono va quindi utilizzato con alcune cautele.

25 marzo 2016 – © Riproduzione riservata
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