Il sintomo psicosomatico

[di Anna Cappuccio – psicologo*]

Il sintomo psicosomatico è una risposta a situazioni di ansia intensa e di stress prolungato. L’immaginario collettivo lo vede come un dolore immaginario e che non ha ragione di esistere, banalizzando il malessere che invece è reale e, spesso, estremamente limitante per la vita relazionale e lavorativa.
Ma come si arriva a strutturare un sintomo psicosomatico? Quando alcune emozioni come la rabbia, la preoccupazione, il rimpianto sono intense e continue, la mente e il corpo vivono una situazione di allerta. Questa condizione, che viene definita di arousal, “attivazione”, fa vivere e affrontare la vita come se ci trovasse di continuo di fronte ad un pericolo imminente per la propria incolumità e per la propria vita. Quando questa situazione si protrae nel tempo, l’organismo, stremato, crolla e quell’angoscia che aveva tenuto la mente sempre vigile e attenta, alimentando pensieri e comportamenti di difesa, attacca il corpo. Le parti del corpo o gli organi coinvolti non sono gli stessi per ogni situazione di disturbo psicosomatico, ma variano a seconda delle caratteristiche della persona e della sua storia personale. In genere vengono coinvolti gli organi più deboli, più sensibili all’interno dell’organizzazione psicofisica della persona. E così qualcuno potrà sviluppare una gastrite, lamentando un forte bruciore di stomaco o problemi di colite con stipsi o scariche eccessive. Altri potranno lamentare tachicardia e cefalea, altri ancora immotivati e ripetuti attacchi d’asma. Possono insorgere anche disturbi legati alla sfera genitale come problemi di anorgasmia e disturbi della eiaculazione.
Il processo alla base del sintomo psicosomatico, per lo più inconscio, è la somatizzazione. Agisce in modo che un problema emozionale o una difficoltà relazionale venga trasformata, “convertita” in un malessere corporeo. Il corpo diventa, in questo modo, uno strumento di comunicazione di uno stato di sofferenza psicologica o di un disagio. In altre parole, quando non si riescono ad esprimere verbalmente le difficoltà che si stanno vivendo, il mondo interiore viene in aiuto parlando attraverso il corpo. Questa stretta connessione mente-corpo fu rilevata da Freud, che evidenziò come, nella relazione primaria, cioè nella prima relazione madre bambino, la sensazione che il piccolo prova nel contatto con il corpo della madre è la base delle emozioni. Sono proprio le emozioni il ponte tra mente e corpo, l’anello di congiunzione tra eventi psicologici e aspetti fisici.
Cosa fare quando il sintomo psicosomatico paralizzala nostra vita e ci rende schiavi di paure e sofferenze? La prima cosa è ascoltarlo. Il passo successivo, qualora le visite mediche non abbiano evidenziato alcuna causa fisica, è avere il coraggio di ammettere con noi stessi che c’è qualcosa dentro di noi che dipende da un disagio psicologico che cerca di rendersi visibile. Riuscire a dar voce al mondo emozionale profondo e a questo disagio nascosto potrà essere per noi un pozzo di incredibile ricchezza e di nuove possibilità di benessere.

*psicologo clinico, psicoterapeuta

9 aprile 2022 – © riproduzione riservata

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