Il raffreddore

[di Fausto Bolinesi – medico di famiglia]

“Se lo conosci, lo eviti”, si leggeva e si ascoltava nella campagna di prevenzione dell’AIDS di oltre trent’anni fa. Del raffreddore -comune si può invece tranquillamente dire “Anche se lo conosci, non lo eviti”. Responsabili di questa lieve patologia delle alte vie aeree sono, infatti, una molteplicità di virus: in circa la metà dei casi, soprattutto in primavera e in autunno, si tratta di rhinovirus e questo dato contribuisce a sfatare il mito secondo il quale a causare il raffreddore sia il freddo; nel 10% dei casi sono responsabili i coronavirus, e con frequenza minore anche altri virus influenzali e parainfluenzali. L’infezione si trasmette per via aerea e dopo una incubazione che varia da uno a tre giorni, compaiono i sintomi tipici: senso di fastidio e bruciore della gola in una fase iniziale, e una crescente sensazione di naso chiuso dovuta alla irritazione della mucosa nasale che provoca aumentata secrezione di muco, acquoso nei primi giorni (rinorrea), che diviene in seguito più denso e anche purulento, il che non significa che si è sovrapposta una infezione batterica. Di solito è presente anche tosse che è l’ultimo segno a scomparire quasi sempre entro il decimo giorno. 

La varietà degli agenti eziologici (dei soli rhinovirus esistono 100 sierotipi diversi) spiega perché il raffreddore sia una patologia così diffusa e perché, ancora oggi, non esista una terapia specifica né un vaccino. Assume quindi importanza la prevenzione che consiste nell’evitare un contatto stretto con chi è raffreddato e, misura spesso dimenticata, lavarsi di frequente le mani, perché ci si contagia anche toccando oggetti o superfici contaminate da chi, non coprendosi la bocca quando starnutisce, diffonde microscopiche goccioline di saliva usate dai virus come comodo e rapido mezzo di trasporto. Come accennato, infatti, non è il freddo a causare la malattia, ma il fatto che nei mesi freddi stiamo più a contatto con altre persone nei luoghi chiusi. 

Il raffreddore comune va distinto dalla rinite allergica (argomento già trattato in Nero su Bianco del 6 aprile 2024), patologia non contagiosa, legata alla stagionalità, nella quale c’è prurito e il muco è più acquoso. Se i sintomi e i segni sono diversi, la terapia in un certo senso è la stessa perché, per quanto detto in precedenza, è puramente sintomatica e si avvale dell’uso di farmaci orali, quali antifebbrili e antidolorifici per combattere il malessere generale e antistaminici per contrastare la rinorrea; e di farmaci usati localmente come spray per ridurre la congestione della mucosa nasale. Entrambe le categorie di farmaci hanno comunque degli effetti collaterali, quali la sedazione causata dagli antistaminici e la vasodilatazione di rimbalzo causata dai vasocostrittori nasali. Pertanto richiedono cautela nel loro uso, soprattutto negli anziani, oltre che essere sconsigliati nei bambini al di sotto dei 4 anni. Esiste un presidio terapeutico efficace e privo di effetti collaterali? Sì: il fazzoletto.

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