Il parto in casa

Mancavano solo due esami per laurearmi. La notte prima di sostenere il penultimo esame, mentre il sonno si alternava a momenti di veglia in cui le pagine che avevo studiato si susseguivano nella mia mente, sentii il campanello squillare. Erano dei vicini di casa, mi chiamavano già “dottorino” e volevano che li seguissi perché una ragazza si sentiva male. Li seguii e davanti alla scena che mi si presentò avvertii un brivido. La ragazza stava partorendo: la sua bambina aveva deciso di nascere proprio quella notte. Non potei fare a meno di pensare che l’ultimo esame da sostenere era proprio quello di Ostetricia e Ginecologia…
Fortunatamente andò tutto bene, così come Madre Natura prevede in questi casi. Mi limitai solo a tagliare il cordone (ricordo ancora la difficoltà nel tagliarlo con delle forbici di fortuna, dopo averlo legato con del cotone da rammendo) e a trasportare mamma e figlia in ospedale. Il parto in casa, ovviamente non casuale, è un fenomeno in crescita: in Italia lo scorso anno circa cinquecento bambini sono nati tra le mura domestiche. Una recentissima ricerca della Doxa, effettuata su cinque milioni di donne italiane, ha rilevato che in ambito ospedaliero due donne su dieci si sono sentite maltrattate fisicamente o verbalmente durante quella che dovrebbe essere la loro più significativa ed emozionante esperienza di vita: il parto. Circa 4 mamme su 10 hanno ritenuto lesivo della loro dignità personale il partorire innaturalmente sdraiate e con le gambe sulle staffe, esporre il corpo nudo di fronte a molte persone, essere separate dal bambino senza una ragione medica, subire un cesareo o una episiotomia non necessari. I parti cesarei in Italia sono passati da circa il 10 percento dell’inizio degli anni Ottanta al 37,5 percento nel 2004. Nel 2010 i cesarei sono arrivati a quota 38,2 percento. A distanza di quattro anni, nel 2014, sono scesi al 35,9 percento, che è comunque la percentuale più alta d’Europa, la cui media si assesta intorno al 25 percento. La Campania detiene il primato in Italia per il numero di parti cesarei, il 60 percento, contro una media nazionale del 35% mentre l’Organizzazione mondiale della Sanità indica come “tasso ideale” il 15 percento. La percentuale più alta di parti cesarei è nelle cliniche private. L’eccessiva medicalizzazione anche del parto non complicato e la poca attenzione alla neo-mamma potrebbero spiegare l’aumento dei parti in casa. L’ambiente domestico è sentito dalla donna sicuramente più intimo e confortevole rispetto a quello ospedaliero, il parto è vissuto come un avvenimento naturale al quale partecipa tutta la famiglia. Si potrebbe essere portati a pensare che il parto a domicilio sia la soluzione ideale per la donna ed il suo piccolo ma la Sin, Società Italiana di Neonatologia, è di avviso contrario. Non si può mai escludere, con assoluta certezza, la possibilità che si presentino delle complicanze durante il parto, soprattutto se è il primo. Tali complicazioni metterebbero a rischio la salute della mamma e del suo bambino ed implicherebbero un necessario ed immediato trasferimento in ospedale, anch’esso di per sé rischioso. Se proprio la futura mamma decidesse di partorire in casa, dovrebbe essere correttamente informata sui rischi più frequenti cui può andare incontro quali emorragie uterine e asfissia del neonato, con conseguenti danni cerebrali.
Per la corretta gestione di tali urgenze deve essere garantito un trasporto in ospedale, della mamma e del neonato, sicuro e rapidissimo ad opera di personale esperto ed addestrato.
La futura mamma deve inoltre rivolgersi a un’ostetrica con training appropriato nell’assistenza al parto e con documentate capacità nelle manovre rianimatorie neonatali. È necessario infine garantire al neonato ed alla mamma, nelle ore immediatamente dopo il parto, tutti i controlli previsti di routine. Partorire in ospedale rimane la scelta più sicura. È necessario, però, che i Centri Nascita garantiscano alle famiglie un ambiente confortevole ed intimo e alle donne una maggiore attenzione. Solo così le donne riusciranno a vivere serenamente quello che per molte di loro rappresenta un momento molto particolare e delicato.

20 ottobre 2017 – © Riproduzione riservata
Facebooktwittermail