Il nuovo che avanza | di Lucio Spampinato
Valeriano Costa era uno scapolo come tanti, impiegato per una vita alla Superba, azienda che costruiva cuscinetti a sfera. Era entrato come perito industriale e i primi tempi erano stati esaltanti, con l’apprendistato in officina al fianco di un vecchio ingegnere e di due meccanici di lungo corso. Quegli anni, oltre che giovanili, furono caratterizzati da grande cameratismo fra i colleghi, a prescindere dai reparti di appartenenza, da cene e gite sociali, da competizioni di pallacanestro (sport di cui era invaghito l’anziano fondatore della ditta, il cavalier Morese), da qualche flirt innocente mai sconfinato in qualcosa di più duraturo. Il lavoro sul campo, Valeriano lo aveva appreso bene ed era impegnato nella prima fase della raccolta degli ordini che necessitavano uno studio preliminare in modo che i cuscinetti fossero perfettamente integrabili con telai e carcasse di alloggiamento definitivo. Furono anni di grande soddisfazione professionale poiché le conoscenze si traducevano in applicazioni concrete di cui Valeriano era in grado di stimare anche i risultati economici. Poi, venne il tempo in cui i colleghi più vecchi cominciarono ad andare in pensione, l’azienda entrava in dinamiche economiche corporative consociandosi ad altre ditte. I vecchi furono sostituiti da ragazzi freschi di laurea, ma sempre più provenienti da facoltà economiche, l’officina dimezzò il suo personale. La produzione, originariamente autosufficiente, divenne sempre di più l’anello di una catena commerciale in cui arrivavano pezzi semilavorati da modificare e assemblare, per essere poi rivenduti. I bilanci della ditta erano sempre floridi ma, lentamente, il vecchio ambiente di lavoro si era profondamente trasformato. Una certa mediocrazia si era affermata, con gli eredi del cavalier Morese divenuti più commercianti che industriali, sempre più propensi agli agi della ricchezza, con gli innesti di dirigenti spocchiosi che ormai non capivano nulla della produzione e che valutavano solo il conto economico. Spesso arrivavano disposizioni di servizio tecnicamente sgrammaticate che dimostravano l’incompetenza delle nuove leve nei riguardi di ciò che loro stessi, chiamavano core business. Un sistema sovrastrutturale orientato alla commercializzazione annichilì l’autorevolezza del comparto produttivo. Una palazzina di acciaio e cristallo, chiamata dagli operativi il castello, era sorta accanto ai vecchi opifici, ospitando la direzione generale, con gente sempre elegante e segretarie in abiti di sartoria più o meno attillati; mentre i tecnici, ingegneri periti e operai specializzati, erano stati relegati negli stabili preesistenti, con ormai rari contatti con l’amministrazione. Il nuovo che avanza aveva preso le distanze dagli antiquati. Valeriano e Vinicio, suo collega e coetaneo, sorridevano di quanto accadeva e affrontavano la situazione con quello snobismo ironico di chi conosce il mestiere e sa di essere indispensabile e, a volte, si divertivano a ingenerare insicurezze nei lavoratori del castello.
Un giorno, una delegazione di commerciali venne a far visita ai tecnici. Pare ci fosse un problema su un ordine piuttosto consistente di cui non si riusciva a comprendere le motivazioni della restituzione. Valeriano e Vinicio, solo adocchiando i codici degli ordinativi, compresero l’equivoco e si guardarono con complicità. Valeriano disse al capo contabile: «Guardi, dottore, che i cuscinetti del tipo ad una corona devono essere sempre montati in coppia con obliquità contrapposte, ossia con montaggio a X. Mi spiego?».
E sul malcapitato imbambolato, Vinicio rincarò: «Mentre quelli spediti sono del tipo scomponibile con battuta laterale sull’albero e nell’alloggiamento e dunque vanno montati ad O».
Tutta la delegazione prendeva appunti furiosamente, ma nessuno aveva capito nulla. Si ritirarono al castello ad elaborare quanto annotato, probabilmente a studiare ed infine a cercare di capirsi con i commerciali della ditta cliente. Ma il momento di riscossa del settore produttivo venne quando una delegazione ministeriale preannunciò un’ispezione alla Superba per appurare se provenivano da questa azienda i cuscinetti a sfera utilizzati nel meccanismo di risalita di una funivia che aveva subito un incidente, provocando diversi feriti. Il castello era in subbuglio, qualcuno temeva licenziamenti, crollo degli utili, mentre proprietari vedevano a rischio l’imminente acquisto nel nuovo yacht. Solo nel settore produttivo i tecnici avevano sgombrato una sala, allestito un tavolo da riunioni con i disegni dei componenti incriminati e cominciavano a rivedere i calcoli, le tolleranze, gli accoppiamenti, la tenuta all’usura. Si preparavano alla battaglia!
La delegazione ispettiva era abbastanza competente ma Valeriano e Vinicio compresero subito i loro limiti. Avevano una check list e dovevano spuntare le relative caselle. Per convincerli, bisognava sfoderare tutte le competenze. La conferma che i pezzi difettosi non fossero stati costruiti dalla loro fabbrica fu evidenziata sulla base del fatto che il segmento di competenza della Superba, nei reperti presentati, risultava integro e che, in più, nelle parti danneggiate risultava impresso il logo microscopico della ditta consociata Storm Steel, che ora era nei guai. Il giorno dopo, i tecnici furono invitati nell’auditorium del castello per un rinfresco e si presentarono con maglioni, in giacca senza cravatta e con le tute da officina; Valeriano fu richiesto di tenere una brevissima lectio magistralis sui motivi dell’ispezione e la sua favorevole soluzione. I tecnici raccolsero infine un applauso liberatorio dagli amministrativi.
Nel tardo pomeriggio, Valeriano sedeva sulla veranda di casa sua osservando un cielo serale in cui nuvole bianche persistevano nel sereno che a tratti veniva sporcato da nembi grigio-scuri che remigavano ostinatamente verso il mare. E aveva nella mente la vaga serenità che di solito accompagna la conclusione vittoriosa di un’impresa e nel cuore, invece, il blando languore e il senso di perdita che di solito ci coglie sulla invisibile linea di demarcazione di ogni cambiamento. Domani, tutto sarebbe tornato alla normalità!

5 maggio 2025 – © riproduzione riservata





