Il molestatore assillante

La sindrome del molestatore assillante, ovvero lo stalking, desta molto interesse nell’opinione pubblica. Tra i vari personaggi pubblici oggetti di molestia ricordiamo le tenniste Martina Hingis e Serena Williams, le attrici Theresa Saldana pugnalata dal suo stalker a Los Angeles e Rebbecca Shaffer assassinata dal suo persecutore; episodi, questi, che hanno ispirato la prima legge anti-stalking in California, in vigore dal 1992.
Studi epidemiologici hanno dimostrato che episodi di stalking avvengono con maggiore frequenza nell’area domestica. La parola stalking significa “fare la posta”. Tale definizione descrive bene il comportamento tipico del molestatore assillante che è quello di seguire la vittima nei suoi movimenti o meglio “appostarsi” alla sua vita. Si può parlare di stalking solamente nel momento in cui si osservano “comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, ricerca di un contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e preoccupata da tali attenzioni o comportamenti”.

La sindrome è costituita da:
1. un attore (stalker) che individua una persona nei confronti della quale sviluppa un’intensa polarizzazione ideoaffettiva;
2. una serie ripetuta di comportamenti con carattere di sorveglianza, di comunicazione e di ricerca di contatto;
3. la persona individuata dal molestatore (stalking victim) percepisce soggettivamente come intrusivi e sgraditi tali comportamenti, avvertendoli con un associato senso di minaccia e di paura.

I comportamenti messi in atto dallo stalker si possono distinguere in due categorie:
1. comunicazioni intrusive (telefonate, lettere, sms, e-mail);
2. contatti. Questi ultimi sono suddivisibili in comportamenti di controllo diretto (pedinare, spiare, sorvegliare) ed in comportamenti di confronto diretto (visita sul lavoro, minacce, violenze). Tra i casi estremi la violenza a terzi, solitamente animali, deve essere concepita come vera e propria minaccia da non sottovalutare in quanto spesso sconfina con la possibilità omicidiaria.

Il fenomeno dello stalking viene considerato nella sua gravità nel momento in cui questo sfocia nell’omicidio o nel suicidio. In realtà, le conseguenze sulla vittima non coincidono necessariamente con la morte. Quelle più frequenti sono i disturbi d’ansia, i disturbi del sonno e il disturbo post-traumatico da stress. Esiste in Italia un Centro anti-pedinamento a difesa delle vittime molestate. In Italia, l’86 percento delle vittime è donna ed ha un’età compresa tra i 18 ed i 24 anni. Le cause possono essere diverse, ma sono legate a un abbandono, un amore respinto o una separazione o divorzio. La categoria vittimologica più a rischio risulta la cosiddetta help profession, di tutti quegli operatori in campo per aiutare il prossimo, fra cui assistenti sociali, medici, infermieri e psicologi.
I molestatori hanno una personalità psicologicamente debole o non ancora ben formata e che si legano ossessivamente a qualcuno. Lo stalker sviluppa disturbi relazionali legati ad eventi traumatici e manifesta un gran bisogno di affetto. Posssibili pure sviluppi di patologie psicologiche associate di personalità; in particolare, nel caso del soggetto stalker tipicamente di indole narcisistica, vengono descritti casi di erotomania o patologia dell’amore caratterizzati da un’intensa polarizzazione ideo-affettiva sulla vittima.
Per prevenire e difendersi dallo stalker ci sono delle strategie difensive: fuga/evitamento, risposta verbale e resistenza fisica non confrontativa, risposta oppositiva verbale, resistenza oppositiva fisica, sottomissione. La strategia migliore sembra quella di indurre lo stalker a parlare di sé, facendo leva sul suo narcisismo. Se la molestia avviene all’interno del rapporto di coppia, una prima prevenzione può essere fatta osservando il partner nella fase di “amante perfetto”, in cui gli atteggiamenti ossessivi sono dominanti e possono indurre qualche sospetto. Potrebbe passare da una gelosia senza ragione a un bisogno eccessivo di controllo.
Fondamentale il sostegno psicologico .Occorre aiutare la vittima a rompere la relazione deviata e reiterativa di richiesta- rifiuto, domande-risposte, inseguimenti-fughe. È importante tenere un diario e registrare le telefonate, in modo tale da avere dei dati tangibili da portare alle forze dell’ordine nel momento in cui si intende denunciare il persecutore.

30 giugno 2017 – © Riproduzione riservata
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