Il mattino ha l’euro in bocca

[di Ernesto Giacomino]

Saranno circa tre o quattro mesi che ci fanno stare con le carriole pronte, le mani unite a cucchiaio e i “mantesini” ripiegati al ventre per raccogliere quello che non entrerà in tasca. Ogni tanto scatta pure qualche falso allarme, cartacce e volantini che svolazzano per aria, gente che si affretta a raccoglierli, calci e pugni e spintoni, e poi stop, ancora delusioni.
I soldi, dico. Che altro, se no? Milioni di euro per Battipaglia che paiono dover cadere da cielo da un momento all’altro, non è chiaro se con o senza avviso della sirena antibombardamento. Un milione e sei per manutenzione straordinaria e illuminazione, cinque milioni per telecamere e monitoraggio ambientale, centosettantamila euro per eliminazione delle barriere architettoniche, e poi riqualificazione, e rinnovamento, e pulizia, e siamo tutti fratelli. Intese col Pics, col Pop, col Mise, col Ric e Gian. Un continuum di annunci sull’imminente riunione per l’individuazione del terreno per l’insediamento della fabbrica che produrrà la plastica per forgiare la penna con cui, in un intervallo strettissimo valutato tra un’ora e un secolo, si sigleranno accordi e strategie su una ristrutturazione globale di Battipaglia che Disneyland levati. 
Io lo so già: ci faranno male, tutti questi soldi. Una volta fatto il grosso, messa l’illuminazione da fusione nucleare a freddo con riflettori con luce a giorno direttamente dal brevetto esclusivo delle gare in notturna di Indianapolis, realizzata la bretella sopraelevata di collegamento tra il lido Spineta e il Gennargentu, installati i tre ponti sullo Stretto del Tusciano e il rimessaggio per i ferryboat da e per Foce Sele, di sicuro avanzerà comunque qualche spicciolo che non si saprà come utilizzare. Ed è qui, fidatevi, che comincerà lo sciacallaggio. Nasceranno gruppi di interesse per l’installazione dell’idromassaggio nella fontana della Madonnina, ad esempio. Associazioni sportive per la trasformazione permanente della Variante S.S. 18 in una pista ciclabile a sedici corsie (ottima anche per i prossimi mondiali di atletica). Comitati di ambientalisti per trasferire l’intera zona industriale su un dirigibile gigante, fluttuante a mezz’aria tra stratosfera e spazio siderale, sì da rendere innocuo qualunque fumo, olezzo e cotillon presente e futuro.
E quindi, poiché tutto questo danaro sonante, visto il tempo già trascorso, sarà sicuramente prossimo ad arrivare (sbaglierò, ma quando stai sottovento se ne sente l’odore), suggerirei semplicemente di rimandarne un po’ indietro. Dire: ecco qua, ci prendiamo quello necessario, il resto, che ne so, datelo di mancia a qualche sottosegretario in bolletta.
Non ci siamo abituati, ecco tutto. Siamo gente da ristrettezza istituzionale, da conti sulle dita, da ansia da bilancio. Noi siamo quelli cresciuti senza manutentori, con la questua porta a porta per sostituire il neon del lampione. Quelli che di nascosto si sono tappati da soli la buca davanti al negozio, si sono smacchiati il muro dalla scritta oscena, hanno fatto spostare macchine impunite che intralciavano il vicolo.
E ora che ci risvegliamo, dai, facciamo che abbiamo scherzato. Che noi poco o niente, in verità, ci avevamo creduto.

7 febbraio 2020 – © Riproduzione riservata

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