Il futuro prossimo dell’ospedale

[di Stefania Battista]

Si ispira niente di meno che a JFK il nuovo atto aziendale dell’asl Salerno firmato dal direttore generale Gennaro Sosto. Una premessa che fa ben sperare giacché invita a guardare al futuro. Ma sarà proprio vero?

Per quanto riguarda l’ospedale cittadino il primo dato che balza agli occhi è che resta il Dea di I Livello Eboli – Battipaglia, ma da esso scompare l’ospedale di Roccadaspide che confluisce invece nel Dea di Vallo della Lucania e Agropoli. Un cambiamento che sembra dovuto solo alla maggiore vicinanza geografica, ma che potrebbe significare in futuro un conteggio diverso per i posti letto totali dell’area. 

Nell’atto aziendale appena approvato ricompaiono i posti letto di cardiologia (8) e il reparto di medicina nucleare, sebbene in quest’ultimo vi siano ancora lavori in corso. Il Santa Maria della Speranza, infatti, conta sulla carta quasi una decina di posti letto in più, giungendo nel nuovo atto a 142 che, sommati ai 152 di Eboli, giungono a 294 per l’intero Dea. Soprattutto l’ospedale battipagliese mantiene la vocazione per la rete dell’Emergenza e del Trauma, oltre ad essere definito spoke per le emergenze pediatriche e della rete neonatologica. Infatti, il Decreto Ministeriale n.70 del 2015, che definisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, prevede per la medicina d’urgenza un modello basato su 4 livelli: Ospedale sede di Pronto Soccorso; Ospedale sede di Dea di I Livello (spoke); Ospedale Dea di II Livello (hub), e infine Presidio ospedaliero in zona particolarmente disagiata.

Ma cos’è un Dea di I Livello? Si tratta di un presidio ospedaliero con un bacino di utenza compreso tra un minimo di 150 mila e un massimo di 300 mila abitanti. L’acronimo Dea significa Dipartimento di emergenza accettazione che deve essere dotato di determinate specialità: medicina interna, chirurgia generale, anestesia e rianimazione, ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia (se prevista per numero di parti/anno in numero di 1000 unità con scarto del 25%), pediatria, cardiologia con U.T.I.C. (terapia intensiva cardiologica), neurologia, psichiatria, oncologia, oculistica, otorinolaringoiatria, urologia, con servizio medico di guardia attiva e/o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono.

Eppure, nonostante l’atto aziendale fresco di pubblicazione, qualcosa nel nostro Dea ancora manca. Non è prevista Oncologia, nonostante il territorio sia stato più volte segnalato per un alto tasso di incidenza tumorale. Tra le altre novità che emergono dalle slide finora diffuse dall’Asl, spiccano 4 posti letto in terapia intensiva neonatale che, però, non si capisce dove possano essere allocati, giacché al momento il totale dei posti letto in terapia intensiva è di 8. Vi è poi la previsione del cosiddetto Obi (Osservazione breve intensiva) presso il Pronto Soccorso. 

Proprio su questi primi dati abbiamo chiesto un commento ai sindacati.

«Dalle slide l’atto aziendale sembra bello, anche se noi auspichiamo sempre un ospedale unico che sia di eccellenza e senza doppioni – commenta a caldo Vito Sparano della Uil – Al momento sembrano essere leggermente aumentati i posti letto complessivi tra i due ospedali del Dea».

«L’impressione è che l’azienda stia tentando di diventare operativa rispetto al passato – aggiunge Pasquale Solimeno della Cisl – ma senza velocizzare le assunzioni non so quanto di ciò che è previsto si potrà realizzare. Un esempio? L’Obi al pronto soccorso per essere operativo necessita di 5 medici, 5 infermieri e 5 operatori socio sanitari; altrimenti non si possono garantire i turni sulle 24 ore».

«Abbiamo visto solo le slide – conclude pacato Antonio Capezzuto della Cgil – manca il testo dell’atto che spieghi come si vogliono realizzare tutte le previsioni contenute nella presentazione. Quando avremo quello potremo capire quanto ci sia di concreto». 

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