Il cattivo esempio del consiglio comunale


A due mesi dall’ultima seduta, il 28 marzo s’è riunito il consiglio comunale, tra tensione, urla e battibecchi. Ad assistere gli alunni del Besta-Gloriosi
Ho sedici anni. Sì, è una bugia, ma voglio far finta d’avere sedici anni. E voglio fingere di frequentare il Besta-Gloriosi di Battipaglia. Sono le 16:30 d’un 28 marzo e, zaino in spalla, sono arrivato davanti all’istituto, ché avevo appuntamento coi miei compagni di classe per andare in municipio. Rientra nel progetto d’alternanza scuola-lavoro: dobbiamo assistere a un consiglio comunale. Ci danno delle ore e magari impariamo pure qualcosa. Un po’ m’annoia la prospettiva di sentir parlare questi signori, lo ammetto. M’incuriosisce pure, però. Non l’ho mai visto un consiglio comunale. E poi sembrano tutti felici di vederci: qualche politico ci stringe la mano, qualcun altro ci fa delle domande, e poi c’è chi fa l’occhiolino da lontano.
«Diamo un buon esempio ai ragazzi del Besta, che accogliamo con entusiasmo!», dice quello lì seduto al centro. Ehi! Si chiama “Besta-Gloriosi”! Ora glielo dico. Ah, no, lo dicono loro. Sì, qualcuno, tra quegli scranni, l’ha fatto notare, e qualcun altro s’è risentito. Comunque veniamo nominati sempre: siamo gli ospiti d’onore. Salutano noi, ma bisticciano sul nome, e poi salutano pure Battipaglia, e dicono “Auguri!”, ma discutono pure su quello: oggi il Comune compie 88 anni, e sui manifesti affissi in giro, firmati da Cecilia Francese, c’è scritto “29 marzo”. Lei dice che «è stato il tipografo!». Uno di quelli alla sua sinistra, Gerardo Motta, risponde che «non sanno nemmeno quando è nato questo comune». Okay, non litigate! Quanto urlano questi politici, mamma mia!
Fanno le comunicazioni, le chiamano così: in pratica ogni consigliere può fare delle domande o manifestare perplessità. E parlano tanto, ma, a quel che dicono, l’ultima riunione consiliare s’era svolta due mesi fa, e in due mesi di cose ne accadono, tant’è che i punti all’ordine del giorno sono ben 17, e allora è normale avere molte cose da dire…
Dicono un sacco di cose che mai avrei potuto pensare di sentire. Un assessore, Giuseppe Provenza si chiama, dice che un dipendente del Comune ha perso le chiavi dei parcometri, e allora, per metterli in funzione, sta passando un sacco di tempo in più. Il presidente, quello al centro, Franco Falcone, dice che i vigili non hanno ancora le uniformi perché è passato un bel po’ di tempo tra quando i sarti hanno preso le misure agli agenti, e quindi adesso qualcuno è ingrassato e qualcun altro è dimagrito, e quelle divise non vanno più bene. «Sono ingrassati anche i piedi, visto che non hanno neppure le scarpe?», chiede qualcuno. Oddio, è incredibile!
Poi a un certo punto Motta s’infuria. Dice che il 17 gennaio aveva presentato un’interrogazione sull’assistenza ai disabili nelle scuole, e vuole una risposta, ma Falcone dice che è passata l’ora delle comunicazioni e non si accettano più prenotazioni per gli interventi. Non può più fare comunicazioni, ma già aveva parlato: aveva detto che il consiglio comunale deve portare una denuncia contro ignoti in procura perché sulla zona industriale ci sarebbe un imprenditore che si presenta a tutti dicendo che in municipio gli hanno affidato il compito di gestire i rapporti con l’Asi. E poi ha chiesto perché qualcuno giri illegittimamente nella casa comunale. Deve essersi infuriato un bel po’ Motta, visto che strilla, anche se ha il microfono spento. E poi parla la sindaca: «Chi gira in comune è Oreste Vassalluzzo, che ha un incarico ufficiale…Rispetta il tuo sindaco, sono stufa delle tue minacce!». «Sei stucchevole! Sei tu che mi minacci!», dice Motta. La Francese, poi, si rivolge a noi e, indicando l’altro, ci dice: «È per questo che la città non va avanti!». E lui: «Populismo! Vergognatevi!». I consiglieri di maggioranza, nel frattempo, rumoreggiano come faccio io quando, di domenica, vado al Pastena a vedere la Battipagliese. E poi si passa alle proposte. Il consiglio approva le tariffe Tari, che per alcuni sono aumentate e per altri diminuite, e la manifestazione d’interesse al mantenimento dell’intervento di edilizia popolare a via don Sturzo, dove abito io, che ci andai a vivere a quattro anni, e intanto dicono che le carte non furono fatte correttamente, e che l’alternativa a questa proposta sarebbe demolire. Così, invece, autorizzano la sindaca ad andare a trattare con Enrica Campione, la proprietaria dei terreni, perché devono darle tanti soldi, ma così, almeno, può provare a risparmiare qualcosina. Passa il piano di dismissione triennale dei beni: io gioco a basket e, quando vado ad allenarmi, quelli della società dicono che hanno comprato tutta l’area, ma qui il Comune dice che è ancora in vendita. Chissà se i soldi li hanno presi… E poi passa pure “Bambini al centro”, una mozione che dovrebbe permettere al mio fratellino Luca di avere più spazi per giocare in città.
Per il commissariato a via Gonzaga, di fronte alla scuola, si prende tempo: vogliono farlo altrove. Passa pure il codice etico, ma ci si infuria così tanto che i consiglieri d’opposizione lasciano l’aula e lo fanno votare solo alla maggioranza.
E io ho il mal di testa, e altro che buon esempio: questi urlano soltanto… E se dev’essere così, altro che alternanza! La prossima volta opto per l’alternativa di rimanere a casa.

7 aprile 2017 – © Riproduzione riservata
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