Il bene e il male spiegato ai bambini

[di Anna Lambiase – psicoterapeuta familiare]

Perché è fondamentale spiegare la distinzione tra il bene e il male ai bambini? Quando i bambini iniziano a differenziare il bene dal male? Molte ricerche asseriscono che già a partire dai due anni i bambini discriminano un’azione negativa da una positiva. Il compito degli adulti è fungere da mediatori: ad esempio, nella prima infanzia, è opportuno parlare della differenza tra un’azione cattiva e una buona, riportando esempi di realtà. Possiamo utilizzare i cartoni animati come spunto e spiegare che se nel cartone il protagonista fa il monello, quello non si deve fare perché può nuocere. Quando il bambino è un po’ più grande, possiamo riportare esempi sempre prendendo spunto dai “cartoni” o dai film per bambini, ma approfondendo e allargando il discorso.
Durante la scuola primaria, ovvero in un range di età dai 6 ai 11 anni, i bambini cominciano a differenziare le loro capacità empatiche in base all’identità degli altri e alle loro esperienze passate. Lo sviluppo dell’empatia è strettamente correlato con la componente affettiva e con la componente cognitiva che permette la mentalizzazione degli stati interni altrui (emozioni e pensieri), così come il desiderio di aiutare gli altri si perfeziona con lo sviluppo cognitivo. Ma se i bambini vivono in un contesto dove i genitori aiutano chi è in difficoltà, apprendono questo comportamento, interiorizzandolo e poi mettendolo in pratica al momento opportuno.
Quando i bambini diventano adolescenti, allora si sviluppa la capacità di astrarre, inferenziare e anche poter avere una propria idea. Quindi, parlare mediante l’utilizzo di letture è la strategia più efficace e funzionale, assieme all’ascolto attivo, ovvero chiedere cosa si è provato quando è avvenuto un determinato episodio, come ci si è sentiti dopo aver ricevuto una delusione da un amico. Perché è importante chiedere emotivamente come ci si sente? Perché un ragazzo ascoltato e accolto nel suo dolore e nel suo dispiacere, interiorizza un modello di comportamento empatico e profondo che funge da magazzino interiore per le sue esperienze dolorose future. In questo modo sarà in grado di ascoltare e aiutare gli altri perché ha appreso quel modello funzionale per sé stesso.
Infine, è sconsigliata la visione continua e senza filtri di immagini di guerra. Non dobbiamo fingere che il male non esista, ma dobbiamo fornire i mezzi necessari perche i più piccoli possano contestualizzare, reggere e comprendere ciò che vedono.

26 marzo 2022 – © riproduzione riservata

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