I parametri del suono
Forte, piano, grave, acuto, sono solo alcuni degli aggettivi che concorrono a definire le qualità di un suono. Il suono è un fenomeno acustico prodotto dalla vibrazione di corpi elastici i quali, a seconda della loro natura, della modalità di eccitazione ed in base ad altri fattori, tra i quali quelli ambientali, producono risultati differenti. Queste differenzepossono riassumersi in intensità, durata, altezza e timbro. Tralasciando l’intensità e la durata che sono due variabili che dipendono rispettivamente dalla forza con cui il corpo elastico viene messo in vibrazione e per quanto tempo gli viene consentito di vibrare, ci soffermeremo maggiormente sull’altezza e il timbro.
Quando un qualsiasi corpo elastico (la corda di un violino, la pelle di un tamburo, il legno di una marimba, il metallo di un gong, la colonna d’aria di un clarinetto ecc.) viene eccitato, quindi viene interrotta la sua condizione di riposo, emette delle vibrazioni che si manifestano al nostro udito sotto forma di suono. La frequenza di tale suono, quindi l’altezza, dipende dal numero di vibrazioni che l’oggetto vibrante compie in un secondo: quante più sono le vibrazioni tanto più il suono sarà acuto mentre con poche vibrazioni avremo un suono più grave.
È importante sottolineare che l’essere umano è in grado di percepire i suoni le cui frequenze sono comprese tra le circa 20 e le 20000 vibrazioni al secondo, al di sopra di tale soglia si parla di ultrasuoni mentre al di sotto dei 20 hz si entra nella gamma degli infrasuoni.
Se queste frequenze sono precluse agli umani, non lo sono affatto per alcune specie di animali. Delfini, cani, pipistrelli e altri sembrerebbero essere molto sensibili agli ultra/infrasuoni, al punto che li utilizzano sia per comunicare sia per individuare le prede. Questo spiegherebbe anche lo stato di agitazione che mostrano in alcuni momenti precedenti un terremoto.
Altra caratteristica del suono è il timbro, una qualità che riscontriamo e apprezziamo quotidianamente. Quante volte al telefono riconosciamo subito l’interlocutore già solo ascoltandone la voce? Perchè all’ascolto siamo in grado di distinguere una chitarra da un pianoforte?
Ebbene questo è possibile grazie alla capacità del suono di acquisire un determinato “colore” che è strettamente correlato alla natura della fonte di origine. Questi parametri consentono al suono una certa duttilità. Esso infatti, si presta ad essere facilmente manipolato dal musicista compositore che, tramite una propria “dialettica” musicale, gli conferisce la “forma” strutturale ideale a seconda della sua collocazione nell’ambito della partitura.
Durante la fase di ascolto noi percepiamo queste differenze sotto forma di un “agglomerato” sonoro ma senza renderci conto di quanto sia articolato e complesso il processo di disposizione delle note. Il risultato è una miriade di suoni dai colori più variegati che, inseriti in un contesto più ampio che prevede tra le altre cose un corretto impiego della punteggiatura, agevolano nel discorso musicale un efficace senso fraseologico, con periodi di senso compiuto al pari di un vero e proprio discorso verbale.