I numeri dell’ex assessore Casillo

Caro direttore,
ti ringrazio per la possibilità datami di dibattere (senza nessuna vena polemica) i concetti espressi dal consigliere Bovi su questa stessa pagina.
Come per i giorni scorsi ho dibattuto con alcune stesse posizioni, ribadite anche dal “Comitato dice no”, credo sia giusto e necessario ancora una volta, prima chiarire i termini della richiesta di annullamento della delibera sul fattore di pressione e allo stesso tempo “contestualizzare” e “pesare” i numeri sulle quantità dei rifiuti.
In quello che scrive il consigliere Bovi emergono, almeno due contraddizioni.
Primo: giustamente il consigliere sottolinea la natura non normativa della delibera. Sull’argomento può e deve legiferare la Regione e ciò rende la stessa un semplice atto di indirizzo, che non produce effetti giuridici, ma che (aggiungo) ha avuto quantomeno il merito di aprire un tavolo di discussione. Che questo merito resti rimandato a quello che la qualità della nostra classe dirigente saprà partorire mi sembra il minimo. Annullare una delibera che non produce nessun effetto tangibile mi sembra, alla luce di quanto detto, davvero un modo per cavalcare questo oramai famoso “cavallo” e per potersi schierare contro a prescindere, senza voler però entrare davvero nel cuore del problema.
Secondo: ho già ribadito qualche giorno fa che solo tre impianti trattano rifiuti per così dire “scomodi”, gli altri trattano materiale come inerti (Marigliano) o tessuti (Sapla), la stessa Mgm trattava pneumatici o metalli (Verimetal) e così via, io non considero rifiuto la cassetta di legno, il pneumatico, il metallo o l’intonaco. Forse 100 anni fa era considerato tale, oggi è risorsa. Gli impianti che ne gestiscono la trasformazione vanno tartassati in modo che non siano esenti da ciò che la legge prescrive, ma non crocifissi per quello che loro trasformano e che noi produciamo. Voglio ricordare che la stessa legge sulla “Cessazione della qualifica di rifiuto” (End of Wast) in discussione da tempo, va nell’ottica di far cessare, a certe condizioni di riutilizzo, la definizione di rifiuto a molti di quei materiali.
I tre che trattano materiale “scomodo” (indifferenziato ed umido) sono:
Nappi 930.000 tonnellate/anno (mettendoci dentro anche l’umido che nella mia visione andrebbe comunque tolto). 930.000 non 3 milioni, questo perché anche il consigliere Bovi ha ripreso i dati ISPRA che non sono l’Autorizzazione Regionale e quindi non hanno valore. L’Autorizzazione parla di 1.700.000 tonnellate/anno da cui però, credo sia giusto sottrarre i materiali di cui sopra (risorsa). Invece si grida un numero che non tutti comprendono e che fa più paura. Chi ricopre incarichi pubblici dovrebbe ancor di più fare attenzione a stimolare le persone che ascoltano; Palmeco 185.000 tonnellate/anno; Eco Ambiente 560.000 tonnellate/anno. Società pubblica ed io mi fido più dello stato che del privato. Totale 1.675.000 tonnellate/anno.
La Regione Campania ne produce 2.600.000 tonnellate/anno, attenzione non del totale dei rifiuti ma di rifiuti urbani (ed anche questo andrebbe spiegato).
È fondamentale chiarire. Non potremmo mai curare una malattia se non ne conosciamo i valori e la corsa a rialzo ci indicherà rimedi che potrebbero essere inadatti. Questo minor numero non elimina un problema che esiste e va affrontato. Utile ad affrontarlo è far conoscere a tutti il vero peso dei numeri.

Massimiliano Casillo (assessore all’ambiente dal 2009 al 2012)

25 ottobre 2019 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail