I Giochinsieme di San Gregorio VII

giochinsieme
A volte ritornano. È quello che è accaduto dalle parti della parrocchia San Gregorio VII, dove, dopo più d’un decennio, sono stati riorganizzati i Giochinsieme.
Metti in gioco l’allegria: questo lo slogan della manifestazione ludica, aperta ai bambini e ai ragazzi delle scuole elementari e medie inferiori che dal 27 al 30 settembre hanno invaso il cortile dell’oratorio parrocchiale. Un messaggio che, più che una frase fatta, ha rappresentato la mission dello staff organizzatore, composto in buona parte da ragazzi di scuole superiori e studenti universitari, e dei partecipanti ai giochi.
Come già accadeva a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila, i circa 150 bambini che, nel corso delle quattro sere, hanno preso parte ai Giochinsieme, sono stati suddivisi in cinque squadre, i cui nomi rievocavano la storia di Battipaglia e del quartiere Sant’Anna: Aratro, Castelluccio, Torre, San Mattia e Spiga.
E nel corso delle quattro giornate i team si sono sfidati nelle più disparate attività ludiche, sportive e creative: tornei di calcio, giochi di atletica e di resistenza, test mentali e piccole performance canore e teatrali. Il tutto mescolato in un sapiente amalgama condito da balli, canti, momenti di convivialità e divertimento variopinto. Come in occasione della festa dei colori, che s’è svolta il 29 sera, durante la quale, danzando, giocando e urlando a squarciagola la propria gioia, i bambini e i ragazzi hanno colorato il piazzale con le sfumature dell’arcobaleno, lanciando verso il cielo duecento sacchetti di polverine holi, simbolo di rinascita e di allegria.
Alla fine, a uscire vittorioso dalla manifestazione è stato il team dell’Aratro. A seguire i campioncini di Castelluccio, Torre, Spiga e San Mattia.
Eppure, come hanno chiaramente spiegato i parroci, don Michele Olivieri e don Davide Di Cosmo, «in realtà non esiste una squadra vincitrice, perché hanno trionfato tutti i bambini e i ragazzi, che hanno reso bella la manifestazione coi loro sorrisi e con la loro voglia di mettere in gioco l’allegria».
D’altronde, vivere la fede è pure vivere la gioia, perché, come scriveva Pablo Neruda, «il bimbo che non gioca non è un bimbo, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bimbo che è dentro di sé». E un altro uomo, più noto di Neruda, circa duemila anni fa, spiegava che il più grande nel regno dei cieli sarà chi si farà piccolo come un bambino. Alla ricerca dell’allegria.

 14 ottobre 2016 – © Riproduzione riservata
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