Grandi manovre

[di Francesco Bonito]

Si doveva votare a maggio 2021. Dovevamo avere una campagna elettorale fisiologica, di tre mesi. Quattro candidati erano già pronti, con liste e simboli; tutti gli altri avrebbero dovuto decidere in fretta, dentro o fuori. Invece, col voto in autunno, lo scenario è profondamente cambiato. Alcuni rimarranno in lizza, con gli stessi colori e gli stessi sostenitori; altri faranno fatica a reggere lo stress di una rincorsa così lunga; qualcuno avrà più tempo per negoziare accordi o tentare sintesi “politiche”. Ma andiamo per ordine.

Alfredo Liguori, partito in anticipo rispetto agli altri, pronto per uno sprint si trova a correre una maratona. Invadere in una settimana la Polonia o combattere la Guerra dei trent’anni non sono la stessa cosa. Sostenere sette mesi di campagna elettorale significa avere organizzazione, risorse, persone e idee per uno sforzo così prolungato. Occorre, inoltre, una forza gravitazionale sufficiente a bilanciare le spinte centrifughe di chi è tentato dalle lusinghe degli altri club. Questo stesso problema potrebbe averlo Maurizio Mirra, anche lui in campo da mesi, ma con un gruppo coeso e organizzato alle spalle che sta lavorando al progetto Civica Mente da anni. Entrambi dovranno adeguare il passo alla nuova distanza.

Da una campagna elettorale così lunga e logorante potrebbe trarre vantaggio Cecilia Francese, che avrà un extra time per completare il maquillage della città e per provare a esercitare quella “attrazione fatale” che un sindaco uscente – ma pronosticato favorito – può avere nei confronti di quelli che stanno sempre con chi vince. A questo proposito, sarebbero usciti dall’indecisione i firmatari del manifesto Battipaglia 2021: un gruppo agguerrito di politici di lungo corso tra cui spiccano i nomi di due ex sindaci, Barlotti e Santomauro. Sosterranno Cecilia Francese? Pare di sì. In ogni caso dovrebbero essere nel campo opposto a quello di Antonio Visconti, uomo che è riuscito a compiere la prima impresa: risvegliare dal torpore il Partito democratico. Anche il tributarista presidente dell’Asi potrebbe giovarsi dello slittamento del voto: ha risorse e metodo per organizzarsi. Pure lui, come la sindaca, potrebbe raccogliere i delusi e i transfughi di altri club. 

E poi c’è il centrodestra, quello che sulla carta è maggioranza in città. Sulla carta. Mi direte: ma non esistono più le ideologie. Va bene, allora parliamo di persone. Ci sono tanti voti “disponibili”, potrebbero essere quasi la metà dei totali. Se convergessero sulla stessa persona porterebbero il candidato X al ballottaggio. Ci sono i fan di Tozzi, di Zara, di Motta, di Bovi, di Forza Italia che: difficilmente voteranno un candidato “deluchiano”; non vedono di buon occhio quel pizzico di “rosso” che comparirà nella coalizione Francese (gli “scissionisti” del Pd, se il Pd sosterrà Visconti); hanno poche affinità elettive con Civica Mente. Se i voti del centrodestra si sommeranno potrebbero essere tanti. Per ora, bisogna sottrarre quelli di Ugo Tozzi che ha rotto gli indugi e ha fatto la prima mossa.

Grandi manovre, dunque. In tanti si armano, arruolano generali, luogotenenti e sabotatori. Prima o poi entreranno in scena tutti. Difficile dire quanti saranno gli eserciti e quali le alleanze: certo è solo il campo di battaglia.

16 aprile 2021 – © riproduzione riservata

Facebooktwittermail