Gli anni turbolenti
Giovedì 14 dicembre si è svolto un interessante convegno presso il salotto comunale di Battipaglia dal tema: Gli interventi precoci in adolescenza – Le sfide della clinica nella rete dei servizi. Si sono succeduti nella presentazione delle relazioni neuropsichiatri infantili, psicologi e altre figure professionali interessate alle problematiche adolescenziali. Se da un lato è stato lanciato l’allarme per l’aumento dei disturbi psichici adolescenziali dall’altro è stato confermato il ruolo cruciale che riveste il pediatra in quanto riferimento significativo per l’adolescente.
Il pediatra, nella propria attività quotidiana, ha molte opportunità per riconoscere precocemente determinati fattori di rischio, sviluppare un’attività di prevenzione, coinvolgere agenzie educative e, quando necessario, altri servizi. È pur vero che il pediatra appartiene al mondo degli adulti, un mondo guardato dagli adolescenti con sfida e diffidenza. L’adolescente gli si rivolgerà, non solo perché lo conosce da sempre, ma soprattutto se sente che di lui si può fidare in quanto figura autorevole, seria e credibile. Lo stile del dialogo pediatra-adolescente dovrà essere conversativo (più che didattico o autoritario-gerarchico), caratterizzato da una coerenza sequenziale degli argomenti da trattare, intercalando magari riferimenti esemplificativi e prospettive di alternative rispetto a determinate scelte comportamentali o decisionali.
Lo stile dialogico di ogni pediatra sarà caratterizzato in maniera diversa a seconda della cultura, etica, sensibilità e tatto del pediatra stesso: ingredienti fondamentali che costituiscono in tutti i casi la struttura portante per un miglior rapporto medico-paziente. In ogni colloquio l’adolescente deve sentirsi preso sul serio, deve sentirsi soggetto autonomo degno della massima attenzione e del più attento ascolto. Si dovrà rispettare l’eventuale richiesta di riservatezza-segretezza dell’adolescente senza diventare mai suo complice. In casi rischio, e senza tradirlo, il pediatra dovrà avvalersi della collaborazione dei genitori o di altre figure di riferimento.
Come tutti i periodi di passaggio l’adolescenza porta in sé disequilibri. Le evidenze ci dicono che i nostri adolescenti sono sempre più fragili. L’indagine presentata a Napoli, nell’ultimo Congresso di Pediatria (maggio 2017), svolta tra più di diecimila studenti adolescenti (14-18 anni), rileva che circa l’80% ha sperimentato un disagio emotivo. Un ragazzo su due ha sentito la necessità di un aiuto psicologico. Ben l’84,2% però non si è rivolto a nessun servizio dedicato. Solo il 7,4% si è rivolto ad uno specialista principalmente per problemi familiari (27,3%), seguiti da quelli sentimentali e comportamentali (entrambi al 21%), scolastici (16%) e problemi con i coetanei (13,3%). Gli amici restano il punto fermo nei momenti di difficoltà, circa il 70% riceve aiuto (spesso o sempre) dagli amici. Più bassa la percentuale (46%) di coloro che si rivolgono (sempre o spesso) ai genitori. Solo il 20% ritiene che la scuola sia attenta alle loro esigenze. Dall’indagine si rileva che gli adolescenti valorizzano soprattutto la relazione tra pari e ne conformano i comportamenti: sfida dell’autorità, ricerca del rischio, comportamenti ribelli o, al contrario, nell’iper-conformismo o iper-appartenenza (politica, religiosa, sportiva). Sentono invece gli adulti di riferimento come spesso distanti e poco responsivi. Il pediatra, medico di prima linea, può essere d’aiuto quando tali comportamenti sfociano in vere e proprie devianze: disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia), disturbi della condotta, delinquenza, comportamento antisociale, dipendenze (fumo, sesso, alcool, droghe, internet), depressione.
Dal convegno è emerso che le visite per problemi di salute mentale hanno subito un fortissimo incremento negli ultimi 2 decenni, tanto da raggiungere il 25%-50% dell’attività lavorativa negli ambulatori di pediatria di base. Gli accessi di adolescenti con acuzie psichiatrica in Pronto Soccorso sono aumentati del 21% mentre i ricoveri di adolescenti con diagnosi psichiatrica sono aumentati del 28%.