Gli andirivieni del cuore 

[di Lucio Spampinato]

Il medico sportivo non voleva credere alla mia bradicardia. Mi consigliò uno di quegli orologi che rilevano la frequenza cardiaca e tante altre misurazioni biometriche se solo ti azzardi a violare la tua stessa privacy e introduci in un’applicazione tutti quei dati che ti sono così particolari, come il peso, l’altezza, i litri di acqua che bevi ogni giorno, etc., e che fanno di te un essere unico e irripetibile. Insomma, comprai un bracciale, lo collegai ad una app scaricata nel telefono e cominciai ad osservare il mio corpo da una prospettiva nuova. Lasciando acceso solo il bluetooth anche di notte, al mattino mi si presentava un diagramma abbastanza simile ad un grafico di funzione armonica che di armonico aveva ben poco, con tutti i suoi picchi, dislivelli e cadute libere quasi fin sotto il bordo del piccolo schermo illuminato. Mi tornarono alla mente suggestioni lontane risalenti ai miei studi di analisi matematica che scacciai dalla mente, quasi come un insetto molesto. E, comunque, c’era poco da fare! Di notte i battiti del mio cuore sintetizzati in bps scendevano a 40. Un giorno, dopo una nottata piuttosto agitata, corsi a vedere l’istogramma, forse sperando di riprendere il filo del sogno e ricordare per intero l’origine del turbamento con cui mi ero risvegliato. Nelle prime ore dopo la mezzanotte, registrava un andamento quasi monotòno, ma comunque altalenante in picchi minimi e non profondi avvallamenti, con una tendenza a scoscendere verso destra, man mano che si faceva strada la notte. Certamente, pensai, non è in questa ora e mezza che sono accaduti quei fenomeni onirici piuttosto impressionanti che mi avevano non poco sconvolto! Tutto ad un tratto, osservai un’impennata del grafico in cui il mio cuore per alcuni secondi aveva battuto a 109 bps per poi ricadere in quella vallata di andamento ondivago e costante, senza altri scossoni. Dev’essere stato, allora, alle tre di notte, che mi si è presentato quell’uomo misterioso, affacciato ad una porta poco illuminata e che, con una mano imperiosa e per certi aspetti minacciosa, mi faceva segno di avanzare. La sensazione di pericolo dev’essere durata poco, visto che poi il grafico sembrava essersi normalizzato. Ma da lì a breve, la linea del diagramma prese a salire e si spostò come su un pianoro montano, segno che malgrado il ritmo ancora costante, l’agitazione aumentava: questo avveniva poco prima delle cinque. 

Ma fu guardando l’andamento successivo che, come un quadro che si disveli per intero, ricordai all’improvviso il sogno. La linea del tempo del cuore precipitò in un abisso, e qui avvenne l’incontro con una persona cara morta da tempo; un’impennata improvvisa del disegno mi segnalò il momento esatto il cui quell’uomo misterioso puntò una pistola alla tempia di lei e tutti i battiti si erano spostati in un altipiano con frequenti picchi sparati verso il cielo. L’agitazione era al massimo. Fu a questo punto che lei si voltò verso di lui e, sorridendo, prese l’arma con delicatezza, la lanciò lontano e accarezzò entrambe le guance di quell’uomo che da minaccioso che era assunse una dolcezza che non avevo mai conosciuto in un essere umano. La curva del cuore tornò al suo andare monotòno, l’abbaiare di un cane mi risvegliò.

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