Fischio d’inizio
[di Francesco Bonito]
L’elezione diretta del sindaco col doppio turno è una competizione elettorale complessa, anzi, oserei dire che si tratta di due competizioni distinte. Nel primo turno, quello nel quale si votano il sindaco, le liste e i consiglieri comunali, il peso delle coalizioni, il valore dei cosiddetti “portatori di voti” è altissimo; avere una squadra forte può consentire di prevalere o di ben figurare anche a un candidato sindaco non particolarmente popolare. L’accoppiata consigliere sindaco, infatti, ha un effetto traino non indifferente; soprattutto in zone nelle quali vi è una certa abitudine alla “verifica” post voto, che in qualche modo rende il voto non totalmente libero da condizionamenti o pressioni. Nel turno di ballottaggio, invece, il peso del voto d’opinione è preponderante, anche perché è praticamente impossibile controllare il consenso, visto che le motivazioni dei procacciatori di voti sono decisamente inferiori, essendo la maggior parte dei candidati consiglieri fuori dai giochi.
Da questa scontata premessa deriva che nel turno di ballottaggio devono emergere le qualità del candidato e servono strategie di comunicazione completamente diverse. Nella finale uno contro l’altro, occorre sedurre, persuadere o, almeno, piacere. Per far questo è inutile mandare avanti i fanti, arruolare plotoni di galoppini: serve altro. Chi vuol vincere deve conquistare il maggior numero di votanti, deve persuaderli che sarà un buon sindaco, che il suo progetto è il migliore. Così come è inutile attaccare a testa bassa l’avversario, anzi deleterio.
Ora non so se Cecilia Francese sarà un sindaco migliore di quanto sarebbe stato Motta, ma è certo che il secondo round l’endocrinologa lo ha giocato meglio. Ha saputo sedurre i battipagliesi; ha conquistato 13.000 voti con un appello chiaro, non mediato, emotivo. E i voti sono tutti suoi, non certo dei suoi presunti mèntori. Su questo terreno Gerardo Motta non si è mosso con la stessa abilità, rinunciando quasi totalmente a farsi conoscere e facendo troppo poco per demolire alcuni pregiudizi sul suo conto. Confidare eccessivamente nell’apporto dei candidati consiglieri (eletti e non), rifiutare i confronti con Cecilia Francese, puntare tutto sull’endorsement di De Luca, rinunciare negli ultimi comizi a raccontarsi e a raccontare il suo progetto per Battipaglia, non si è dimostrata una strategia vincente.
Ma il dado è tratto, ora entrambi hanno una grossa responsabilità: non tradire la fiducia di chi ha creduto in loro. Partendo proprio da Gerardo Motta, che ha lottato correttamente fino alla fine e che non può disperdere il consenso conquistato in città. A lui spetta di essere credibile e corretto, determinato ma leale, anche dai banchi dell’opposizione. Alla Sindaca tocca una responsabilità ancora maggiore: essere “il sindaco di tutti” così come aveva dichiarato nell’ultima intervista rilasciata al nostro giornale, dimostrando etica, trasparenza, autonomia ed equilibrio.
All’alba del 20 giugno si è udito un fischio, ma forse Cecilia non lo ha sentito, perché sommersa dal clamore dei festeggiamenti. Quel fischio però c’è stato, e non sanciva la fine di un incontro vittorioso, bensì l’inizio di una partita. Lunga, difficile e dal risultato incerto.
Auguri a entrambi, Battipaglia si aspetta molto da voi.