È cosa (quasi) fatta

[di Ernesto Giacomino]

Ultimamente m’è ricapitato sott’occhio un articolo dell’anno scorso di un noto quotidiano locale che, riferendosi a un ponte inagibile che a tutt’oggi interrompe la litoranea tra Pontecagnano e Salerno, titolava roba tipo: “Lavori ponte ASA: finalmente la consegna”. Che leggendolo così, è chiaro, dava l’idea di un’opera ormai ultimata e prossima a entrare in funzione, con tutti i viaggiatori della zona a tirare un sospiro di sollievo per la fine dei patimenti. Macché: andando a leggere il pezzo, invece, si scopriva che con il termine “consegna” s’intendeva l’atto formale con cui la Provincia assegnava i lavori all’impresa affidataria. Che s’era a novembre 2021, in ciò: e a tutt’oggi, dopo sei mesi buoni, quel cantiere è ancora là e i disagi non sono diminuiti d’un micron.
Il problema è che quell’articolo l’avranno letto un milione di persone, mentre gli automobilisti quotidianamente interessati dalla faccenda saranno al massimo centomila: ergo, per le altre novecentomila persone – assolutamente ignare del fatto che non sia cambiata una virgola – quel ponte oggi risulta finito a tempo di record e alla Provincia va una medaglia al merito.
Insomma: la propaganda delle amministrazioni, ormai, ha raggiunto vette strategiche così raffinate da aver sdoganato la famosa comunicazione preveggente: ho deciso di farlo, lo farò, quindi l’ho fatto.
Il ponte pedonale della retrostazione, per dire: lo ricordate? Mezza rampa di scala più pianerottolo e piantina di gerani e la portinaia che ancora stava dando la cera, ma si salì lo stesso a inaugurare. Con tanto di governatore della Campania, sì che l’attenzione mediatica fosse non solo cittadina ma addirittura regionale. Poi ok, per vedere qualche altro paio di gradini finiti sono passati anni, ma frattanto sui giornali già si titolava che avessimo il ponte pedonale più lungo del Sud.
Perché psicologicamente è più d’impatto, non ti puoi lamentare di una cosa che oggettivamente non funziona ma sulla carta è già roba archiviata come problema risolto. Tu giri per Battipaglia, ormai i lampioni di via Mazzini illuminano a stento le mosche rimaste spiaccicate sopra dal ’93, due delle tre lampadine nei boccioni se ne restano puntualmente a casa in smart working, eppure, dopo mesi che ti dicono che finalmente si sono trovate le risorse, che c’è la ditta aggiudicataria, che è stato scelto il fornitore che fornirà il metallo per forgiare la tabella che verrà affissa sui cantieri a inizio lavori, è evidente che la nuova illuminazione esiste e sei tu ad avere problemi di vista. O anche: le scuole Fiorentino a via De Gasperi, già trascorsi quattr’anni di chiusura per vulnerabilità sismica, frattanto c’è stato l’appalto per l’assegnazione dei lavori di ristrutturazione, un mese fa “gli ultimi sopralluoghi” della ditta incaricata, ad oggi comunque non s’è mossa una sola pietra rispetto al 2018 ma comunque si parla di “fase finale” della vicenda. Come se nel frattempo, insomma, lì dentro ci sia stata tutt’una pletora evidente e frenetica di “fasi intermedie”, sfuggiteci per nostra esclusiva negligenza.
Tant’è, insomma, che alla fine ti viene pure il dubbio: ma vuoi vedere che in realtà i politici non lo scelgono, il modo parlarci, ma semplicemente s’adeguano a ciò che vogliamo sentirci dire?

21 maggio 2022 – © riproduzione riservata

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