Dottor Jekill e mister Hyde

[di Francesco Bonito]

Ho ripensato al bel racconto di Stevenson rileggendo questo numero di Nero su Bianco prima di mandarlo in stampa. Confesso che mi capita sempre più spesso, soprattutto quando devo descrivere Battipaglia a un forestiero, quando in poche parole devo spiegare dove vivo. Mi sono accorto che mi viene più facile raccontare Battipaglia com’era, piuttosto che spiegare com’è oggi. Forse per questo, quando al giornale siamo in difficoltà, quando non sappiamo cosa “mettere in vetrina”, per la prima pagina scegliamo una foto antica. Sì, nel dubbio, preferiamo ricordare ai lettori com’eravamo, da dove veniamo; perché studiando la nostra storia appare più nitida l’immagine del passato, mentre diventa sempre più contraddittorio e incomprensibile il presente.

Ogni due settimane dobbiamo scegliere quali notizie approfondire, quali storie raccontare e, necessariamente, quale vicenda meriti la copertina. E allora capita che non sai se Battipaglia sia quella che celebra con grande sensibilità e partecipazione la Giornata della Memoria o quella, distratta, che lascia una donna senza riparo morire di freddo in piazza Amendola. E non sai se sia quella che pianta cinquanta giovani alberi o quella che – senza spiegare preventivamente il motivo – ne taglia altri dieci. Se Battipaglia sia quella dei teatri con le platee gremite e i palcoscenici colmi di entusiasmo o quella dei cialtroni che la sporcano o che parcheggiano in doppia fila. 

Così come non ti spieghi perché di fronte ai seri problemi che investono tutti i cittadini, il consiglio comunale si “accende” solo quando di mezzo c’è il cemento. Costruire, ricostruire, progettare (per costruire) sono i verbi più coniugati dalla nostra classe dirigente. Allora non sai cosa scegliere, non capisci quale sia la vera natura di questo paese che stenta a diventare città, perché le contraddizioni, o meglio, le diverse anime, convivono e si alternano in maniera imprevedibile sulla scena. Un giorno siamo gli amorevoli concittadini di Primo Levi, un altro dobbiamo litigare per un distributore di carburante a 50 metri da una scuola; dottor Jekill coltiva la migliore frutta e verdura d’Europa, mister Hyde accetta di avere l’aria e il mare peggiori della provincia di Salerno. Questo disturbo bipolare (bisognerebbe chiedere lumi alle “nostre” brave psicologhe) ci fa oscillare tra essere una comunità matura attenta ai bisogni collettivi e una città dormitorio menefreghista e piegata passivamente agli interessi di pochi. 

Nel frattempo, non sapendo come rappresentarci, ho scelto una foto dei primi anni Cinquanta: non per nostalgia (sono nato molti anni dopo), ma per ricordare a tutti com’era Battipaglia. Mi dispiace, e mi scuso per questo con i lettori, che per l’ennesima volta nel titolo in prima pagina compaia la parola cemento.
Da oltre sessant’anni non si parla d’altro. Per favore, voltiamo pagina.

11 febbraio 2023 – © riproduzione riservata

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