Decorati e mazziati

[di Ernesto Giacomino]

A proposito di inglesi e di medaglie rifiutate, in questi ultimi due giorni m’è tornato prepotentemente in mente il fatto che anche noi battipagliesi – nel 2006, per mano dell’allora presidente Ciampi – ci siamo conquistati una medaglia d’argento: quella al merito civile, per aver non solo sopportato i bombardamenti alleati del ’43 ma aver avuto, poi, la faccia tosta di ricostruire un po’ tutto.

Ora, guardate che questa medaglia non è proprio cosa da niente, eh. Non è che in Italia la si dia proprio a tutti, tipo che un giorno Ciampi ha aperto un armadietto del Quirinale, ne ha trovato una manciata prossima alla rottamazione e allora ha detto “regalatele un po’ in giro, che è peccato”.

A oggi, tra ori e argenti, tra motivazioni di valore e merito, i comuni che possono vantare un’onorificenza simile sono meno dell’1% del totale disseminato sul territorio nazionale. Poi, va be’, il fatto che un paio di casi eclatanti l’abbiano ricevuta più o meno subito (il comune di Clavesana, nel 1959, per dire; o Pontecorvo, nel 1961), e che per l’assegnazione della terza ci siano voluti quasi quarant’anni (Alano di Piave, nel novembre del ‘99) resta un mistero: tipo che o nel frattempo s’è allungata la procedura di ponderazione, analisi storica e valutazione; oppure, semplicemente, dopo quelle prime due erano finite e s’è dovuto attendere un po’ che le ristampassero: ché la Zecca, si sa, tra turni di ferie e beghe sindacali ha tempi di produzione abbastanza lenti. Fatto sta, comunque, che nel 2006 in questa élite di comunità virtuose ci hanno ficcato anche noi, ricordandoci – sessantatré anni dopo i fatti – d’essere stati un “luminoso esempio di spirito di sacrificio e di amor patrio”. 

Eh beh, grazie della rinfrescata signor Presidente, frattanto in realtà ce l’eravamo scordati. Ai tempi del “rilascio” di quest’onorificenza s’era alle porte del secondo, drammatico commissariamento dei tre che avremmo subito in soli dodici anni, e peraltro questo fu carinissimo perché successivo a scioglimento volontario del consiglio comunale per dimissioni di massa dei consiglieri: come si dice, spirito di sacrificio sì, ma ore pasti e no perditempo. E s’era, a livello d’economia cittadina, in una delle fasi più cruciali del fuggi-fuggi delle multinazionali nordiste che in passato s’erano sacrificate (dietro cospicue sommucce di miliardi di lire d’incentivi statali ed europei) a investire qui nella Piana, creando prima migliaia di posti di lavoro e poi – finito il termine d’osservazione necessario a non farsi revocare i fondi – togliendoli e buttando famiglie sul lastrico dicendo che no, quando mai, s’era equivocato, signora maestra quand’avete spiegato l’etica e il mantenimento della parola data noi s’era assenti. Il tutto mentre sottobanco, in qualche stanza privata e in molte istituzionali, prendeva piede e si consolidava il grosso intrallazzo sui rifiuti, quello che in pochi anni ci avrebbe portato all’ecatombe di discariche non bonificate, insediamenti incontrollati di impianti di trattamento, puzze asfissianti rimaste senza autore e ammalati d’aria insalubre mai – opportunamente – accertati e certificati.

Anche qui, quindi, calzano a pennello le parole d’encomio del presidente Ciampi: luminoso esempio d’amor patrio. Della patria degli altri, però: ché della nostra, evidentemente, continua a importarcene davvero poco.

17 luglio 2021 – © riproduzione riservata

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