Cortile conteso a via Mazzini, Ragone perde il primo round
[di Carmine Landi]
Ha querelato un ex consigliere comunale, l’architetto che ne cura i progetti, il notaio, cinque eredi, perfino il consulente della Procura. Ma non è servito a nulla. Perché secondo il giudice per le indagini preliminari Pietro Indinnimeo, Giuseppe Ragone — già dirigente dell’Area finanziaria del Comune di Battipaglia e oggi coimputato in un processo penale — quelle denunce non sono meritorie d’innestare un’azione penale. E lo ha fatto, per il pm Bianca Rinaldi, in modo strumentale. Finisce così, con un’archiviazione, il procedimento penale che l’ex alto funzionario aveva innescato a seguito della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini per un’altra vicenda: quella che lo vede coinvolto, assieme agli altri comproprietari di un palazzo fatiscente all’angolo tra via Mazzini e via Briga e Tenda, nel procedimento per concorso continuato nell’errore determinato dall’altrui inganno, sfociato in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.
Al centro del fascicolo, incentrato sulle investigazioni delegate alla Compagnia dei carabinieri di Battipaglia — guidata dal capitano Samuele Bileti — c’è un cortile di 47 metri quadri, finito in un’istanza di permesso di costruire nonostante, secondo gli inquirenti, i comproprietari dello stabile non avessero alcun titolo per includerlo. Ragone, rappresentato dall’avvocato Giovanni Grattacaso, dopo aver visionato gli atti dell’inchiesta — a partire dalle relazioni tecniche depositate dall’architetto Antonio Mauriello, uomo di fiducia dell’ex consigliere comunale Gerardo Motta — ha scelto di reagire. E ha denunciato tutti. Prima Motta, Mauriello, gli eredi Procida e il notaio Ludovico Maria Capuano, che aveva autenticato il preliminare di vendita con cui i Procida si impegnavano a cedere metà della particella alla Motta Bricks, società che nel frattempo ha acquisito la confinante ex clinica Venosa. Poi è toccato ad Antonio Formisano, professore della Federico II e consulente della Procura. L’elenco delle accuse è lungo: calunnia, falsa perizia, frode processuale, falso ideologico. Per Ragone, dietro le accuse mosse da Motta ci sarebbero interessi personali; Mauriello avrebbe redatto relazioni basandosi unicamente su visure catastali; i Procida avrebbero promesso in vendita un bene che non era nella loro disponibilità; Capuano avrebbe autenticato un preliminare senza fondamento; Formisano si sarebbe limitato ad avallare acriticamente la tesi accusatoria. Ma per il pm Rinaldi, tutto questo è «destituito di fondamento». La sua richiesta è stata chiara: archiviare. E il gip Indinnimeo le ha dato ragione. Le denunce sarebbero sovrapponibili alle difese di Ragone nel procedimento principale e rischiano di “duplicare l’oggetto dell’accertamento penale”. Bisogna prima chiarire a chi appartiene davvero la particella contesa — tema su cui pende un giudizio civile — e se ci sia stato o meno dolo da parte dei comproprietari, nell’altro processo già incardinato. Intanto, dagli ambienti della Motta Bricks si valuta l’ipotesi di controquerela per calunnia.
31 maggio 2025 – © riproduzione riservata


