Collaborare fa rima con cambiare

Battipaglia-altoPochi mesi separano Battipaglia dal ritorno della politica e un imperativo pare farsi largo: Battipaglia, collabora! Ma quanto oggi viene ordinato, imposto e preteso, presto rappresenterà un interrogativo: Battipaglia collabora? Forti dell’esperienza degli ultimi anni, l’interrogativo può trovare una sola risposta ed è negativa. Basti vedere quante occasioni di collaborazione sono sfumate soltanto negli ultimi anni. Dal settore agro-alimentare alle associazioni di commercianti, dal Piano urbanistico comunale al Piano di zona, e così proseguendo, la città si è sempre più mostrata sfilacciata, divisa e, in definitiva, inconcludente. Anzi, forse più che inconcludente, la città si è mostrata disinteressata: verso la depurazione, verso i problemi della spazzatura, verso lo sviluppo urbano della città, verso la legalità e la moralità delle istituzioni. Ed è proprio in questi interstizi, lasciati sguarniti dalla società civile, che la sciatteria e il malaffare si sono fatti strada. Per dirla nuda e cruda, se oggi al Comune governano tre “stranieri” è anche perché la società civile è stata incapace di porre un controllo serio alle istituzioni, frutto anche di una collaborazione sana fra i cittadini. Forse è proprio questo, al netto dei giudizi sul periodo di commissariamento, ciò su cui dovremmo soffermarci a riflettere. Come comunità, come complesso di associazioni, di strutture sociali e come cittadinanza sarebbe opportuno aprire la mente rispetto al rapporto che ciascuno di noi ha verso la comunità. Così com’è fondamentale comprendere il rapporto che la comunità ha nei confronti del singolo cittadino, specie se questo riveste un ruolo istituzionale. Un duplice rapporto, un collegamento bidirezionale, un controllo reciproco, che non significa solo opposizione. Se oggi viviamo la dolorosa esperienza dello scioglimento dell’Ente comunale, forse è anche perché questo rapporto non ha mai rappresentato una collaborazione, ma piuttosto una lotta. E allora? Allora ben vengano le giornate ecologiche, le consultazioni collaborative per il Piano urbanistico. Anzi, c’è da augurarsi che vi siano altri momenti di questo genere. Non perché il cittadino debba sostituirsi alla società di igiene pubblica. Non perché l’uomo comune ed estraneo ai discorsi edilizi, turistici, commerciali debba decidere sullo sviluppo urbano della città. Ma perché la comunità cresca insieme e affinché la collettività impari a difendersi e a offendere laddove serva, senza l’intervento dello “straniero”. Per questo c’è da indignarsi, verso il coro di critici rispetto alle iniziative collaborative sin ora lanciate. Quelle critiche sono, a ben vedere, la rappresentazione della vecchia Battipaglia. Quella città operosa, fra le prime sessanta città d’Italia per sviluppo, che però è stata incapace di incanalare una forza tanto prodigiosa in un unione d’intenti. E i risultati sono oggi evidenti. Non stupisce che la città sia stata incapace di crescere ordinata e a misura d’uomo. Non stupisce che le montagne intorno alla città siano quasi scomparse o – chissà cos’è peggio – imbottite di spazzatura.

Passato quel treno, però, non ci si può disperare nell’attesa del prossimo. Nel frattempo, c’è troppo da fare per perdersi nelle chiacchiere. Piuttosto c’è da impegnarsi per occupare gli spazi sin qui lasciati vuoti. C’è da costruire una società civile più unita e, quindi, più attenta. Nella speranza che il vecchio e il nuovo capiscano quest’imperativo, Battipaglia collabora fin che puoi!

22 maggio 2015 – © Riproduzione riservata
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