Ciotti: all’Inferno e ritorno
Escluso e riammesso. Pietro Ciotti non ha di certo vissuto con serenità i giorni successivi alla presentazione delle liste elettorali. Delle tre “caravelle” su cui s’imperniava inizialmente il progetto politico di Ciotti, alla fine, ne è rimasta soltanto una: La città che verrà.
A riammetterla ai giochi è stato il Tar, in seguito al ricorso presentato dal gruppo del sindacalista dopo che la commissione elettorale aveva escluso le tre liste per motivi burocratici. «All’atto della consegna della documentazione necessaria a partecipare alle elezioni – spiega Ciotti – ci siamo ritrovati dinanzi a delle evidenti difformità nell’atteggiamento che i dipendenti dell’ufficio del segretario comunale hanno assunto nei confronti dei vari candidati».
Ciotti è velenoso: «Se hanno escluso le nostre liste, avrebbero dovuto fare lo stesso con quelle di almeno sei candidati su otto». A suo dire, il problema non è nel fatto che gli altri candidati sarebbero stati aiutati dai tecnici del Comune: «Alla luce della legge 570, chi riceve gli atti può e deve favorire la presentazione del maggior numero di liste possibili, per cui è sacrosanto che abbiano suggerito come muoversi, ma è inspiegabile l’atteggiamento assunto nei nostri confronti: il punto è che non si riusciva a trovare un documento nel voluminoso carteggio, e quando il materiale è venuto fuori, nonostante fossimo in attesa dalle 9 del mattino, gli impiegati hanno impietosamente appuntato che erano trascorsi 4 minuti dalle ore 12».
Diverso il discorso per I democratici di Battipaglia: la lista, infatti, non aveva il numero necessario di sottoscrizioni, per cui lo staff del sindacalista s’aspettava già un’esclusione. «Dispiace, tuttavia, che sia rimasta fuori proprio Battipaglia da cambiare, che era il fulcro del nostro programma, ma l’importante è che siamo ancora in gioco».
A chi gli chiede il perché d’una presunta avversione nei suoi confronti, Ciotti risponde che il suo gruppo «è l’unica vera alternativa a tutto il sistema».