Chi dovrebbe realmente vergognarsi? | di Lorenza Lupaldi D’Alessio

Dopo aver letto sull’ultimo numero di “Nero su Bianco” la lettera della dottoressa Cecilia Francese dedicata all’aumento delle tasse ed al mancato taglio del gettone dei consiglieri comunali ho deciso di scrivere alcune mie brevi considerazioni sull’argomento. Innanzitutto con l’occasione intendo ringraziare pubblicamente la dottoressa Francese per la proposta da lei avanzata di destinare il proposto taglio del gettone dei consiglieri comunali ad Una Casa per la Vita – Onlus. Ciò evidentemente in considerazione del particolare momento di difficoltà che quest’ultima sta attraversando a causa dei notevoli crediti non riscossi a fronte delle prestazioni sociali da essa portate avanti sul territorio tramite una struttura più che qualificata, considerata un vero fiore all’occhiello nel settore, ed a fronte del sostenimento di costi notevolissimi legati, in gran parte, al suo organico formato da circa venti dipendenti ed al costoso mantenimento di una sede più che accogliente ed adatta alle particolari finalità ed esigenze proprie del settore stesso. Tale ringraziamento è dovuto in modo particolare anche perché pochissime volte, in passato, da parte della cosiddetta “società civile”, si sono avuti segnali di sensibilità verso le emergenze sociali alle quali si cerca di far fronte attraverso strutture come quella da me gestita. Non intendo però entrare nel merito del mancato accoglimento della proposta del taglio degli emolumenti spettanti ai consiglieri comunali avanzata da Cecilia Francese in quanto ognuno è libero di effettuare le proprie scelte sapendo comunque di doverne dar conto al proprio elettorato, ma mi stupisco fortemente delle reazioni che tale proposta ha provocato nel merito; essa infatti è stata come ho letto definita “vergognosa”, di “grandissima bassezza morale”, ecc… Mi chiedo a tal punto se sia ben chiaro ad alcuni il significato di cosa sia la moralità e di chi in tale situazione debba veramente vergognarsi, rilevando che paradossalmente, in questa triste vicenda, gli accusatori appaiono in realtà come i veri intestatari di una discutibile morale e della incapacità di sapersi vergognare per le affermazioni effettuate.

In sostanza ritengo che in tal caso i ruoli assegnati debbano essere chiaramente invertiti.

Sulla possibilità però di un loro ravvedimento sono abbastanza poco ottimista e riporto di seguito a tale proposito un nota frase di Pier Luigi Celli che giustifica la mia opinione: “La cultura della vergogna è propria delle società molto intrecciate, ricche di valori condivisi, ed è una barriera imponente a comportamenti incoerenti, forse per questo è così poco di moda nel nostro Paese”.

Lorenza Lupaldi D’Alessio, presidente Una Casa per la Vita-Onlus

9 maggio 2012 – © riproduzione riservata

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