C’era una volta piazza del Popolo | di Crescenzo Marino

Tanti ricordi fa, al centro della mia città, c’era una piazza talmente piena di vita, sogni e speranze che non potevi fare a meno di frequentarla per poi lì, proprio lì, innamorarti di lei, di lui, dei giorni che ti scorrevano addosso. Piazza del Popolo, tagliata in due da via Italia, incastonata tra la stazione ferroviaria, via Roma, piazza Madonnina e il Municipio, era il cuore pulsante di Battipaglia, l’incipit di storie e passioni di uomini e donne che nel tempo e col tempo diventavano comunità. Quel luogo dell’anima era inondato, al mattino, dall’aroma del caffè preparato da Cosimo nel bar “Mignon” e, la sera, dal profumo delle squisitezze sfornate da Alberto nella “Pizzeria del secolo”. Lo struscio colorato e gioioso accendeva desideri proibiti nel mentre Castellano graffiava, con le note delle canzoni di successo del momento, le serate di estati che sembravano non dover finire mai. Al “Cineteatro Alambra” la proiezione dei film e gli spettacoli teatrali della “Compagnia dei venti”, diretta da Gianni Agnifili, allietavano i pomeriggi e le serate in tutte le stagioni dell’anno. Su di un palco di legno ricoperto da striscioni e bandiere al vento, oratori locali e nazionali, accendevano gli entusiasmi degli elettori e dei militanti, in quel periodo storico, numerosi e attenti. Nelle giornate assolate i ragazzini giocavano all’ombra dei quattro cedri del Libano che, maestosi, sembravano abbracciare la piazza e proteggerli. Da bambino mi sarebbe piaciuto poter portarmi a casa uno di quei quattro alberi, con tutte le radici e gli uccelli che ci vivevano sopra. Allora lo chiedevo spesso a mia madre che sorridendo, sviava il discorso, dicendomi che quando si guarda un albero nessuno vede mai la stessa cosa. Alcuni notano solo il tronco: quelli che amano la sicurezza, l’ordine, le regole; altri fanno caso esclusivamente ai rami: quelli che anelano al cambiamento, alla novità, alla libertà; cert’altri ancora sono attratti dalle radici, anche se nascoste sottoterra: quelli che hanno un profondo attaccamento alla loro identità, alle tradizioni, alla propria storia. Ancora oggi mi capita di rimanere incantato davanti ad un albero e mi sorprendo a pensare e ripensare che se mia madre, come per magia, avesse potuto esaudire quel mio desiderio di bambino anche il cedro tagliato, ucciso e strappato dalla sua terra in quella piazza, dalla noncuranza degli uomini, sarebbe ancora vivo e vegeto, felice di poter continuare a regalare emozioni e aria pulita alla sua gente.

30 ottobre 2021 – © riproduzione riservata

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