C’era una volta il Dopolavoro ferroviario

[di Francesco Bonito]

Storia di canestri, volée, briscole e carambole

Pochissimi hanno riconosciuto il luogo ritratto nella foto della copertina dello scorso numero (vedi foto in basso), eppure si trattava di un posto che molti battipagliesi hanno frequentato negli anni Settanta e nel decennio successivo: il Dopolavoro ferroviario. Oggi il Dopolavoro è irriconoscibile, più eloquenti delle parole sono le immagini. Lo abbiamo proposto all’attenzione dei lettori non tanto come simbolo di degrado – in città ci sono luoghi molto più degradati, si avrebbe solo l’imbarazzo della scelta – ma per segnalare l’abbandono al quale è condannato da più di dieci anni. Non siamo alla ricerca dei colpevoli, ci interessa accendere una luce su questo angolo buio e dimenticato della nostra città. Eppure il DLF (così come è sintetizzato sulla vecchia insegna al suo ingresso) è stato un luogo pieno di vita e di energie per quasi vent’anni: centinaia le partite di partite di basket disputate, prima nel campo scoperto, poi in quella che fu l’unica palestra di Battipaglia fino alla costruzione del Palazzetto Zauli; migliaia i bambini e le bambine che hanno cominciato la loro breve o lunga carriera cestistica calcando le sue dure “mattonelle”; tantissimi i tifosi assiepati per anni lungo le spartane gradinate. Prima la Polisportiva Iride, poi le squadre giovanili della Polisportiva Battipagliese hanno mietuto successi su quel campo. E sempre lì ha esordito la Corvino Sport, la squadra che, qualche anno dopo, porterà Battipaglia ai vertici italiani ed europei del basket in carrozzina.

E i tornei di tennis? Chi non ricorda il campo squadrato alla buona, con la linea di fondo a pochi centimetri dalla rete di recinzione? E il bar, col biliardo, i tavoli del tressette, della briscola, avvolti in una perenne nuvola di fumo? E ancora, il cortile, i “giardinetti” con le panchine?

Ma non si tratta di una semplice “operazione nostalgia” dedicata ai cinquantenni. Non è questo. È la legittima richiesta di restituire alla città – e soprattutto a un quartiere – un luogo di aggregazione, di ritrovo sano, un posto dove gli adolescenti potrebbero trascorrere il tempo libero praticando uno sport o svolgendo delle attività all’aria aperta.

Abbiamo ritenuto importante parlarne: in questa pagina l’amarcord del DLF firmato da Ernesto Giacomino; a pagina 3 vi raccontiamo il tentativo dei residenti del quartiere Stazione di “rianimare” il Dopolavoro. Noi abbiamo acceso la luce, alle persone di buona volontà l’invito a non chiudere gli occhi.

Nella foto: Dopolavoro ferroviario, il campo da tennis

26 ottobre 2018 – © riproduzione riservata
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