Bisogno o son desto?

[di Ernesto Giacomino]

Barzelletta. Ci sono un italiano normale, un battipagliese e un nordafricano che minziona al vento. A Battipaglia. Nei pressi della villa comunale di Taverna, per essere precisi.
Viene detto al nordafricano che no-no, non si fa, ma lui fa spallucce. Allora l’italiano prende il suo cellulare e chiama la polizia, ma non gli rispondono perché, essendo troppo civile, capiscono che è immaginario. Il battipagliese, invece, nel frattempo s’è riprodotto per sporogonia, ed è diventato un gruppo di battipagliesi inferociti. Totale: giù botte, immigrato ko.
Tutti fieri, giusto? S’è difeso l’onore cittadino, il pubblico decoro, la mozzarella di bufala, ‘e Cumprese e il fiaschello doc. In maniera del tutto guappa e illegale, e con la solita furia vile del “tutti contro uno”, ma che vai a sottilizzare.
In realtà sarebbe stato utile conoscerla con obiettività, la dinamica dei fatti: sapere se il profanatore era sobrio, ad esempio, o se s’è scusato, o piuttosto ha risposto con arroganza, o se comunque ha in qualche modo giustificato il suo comportamento. L’ha fatto anche un maestro elementare, se ve ne ricordate. Nel piazzale della scuola, a un tiro di schioppo dagli alunni. Ma o “evacuava” subito o collassava, hanno confermato i medici. E lui è tornato a sedersi dietro la cattedra come niente fosse stato.
Insomma, non conoscendo tutti i fronzoli e gli ammennicoli che formano l’evoluzione logica di qualunque storia, la vicenda può al massimo essere valutata per quello che traspare dagli atti: un comportamento vandalico da un lato, un altro identico dall’altro.
Non sia mai, però, che un fatto del genere non mi faccia sovvenire una riflessione. O meglio, una domanda specifica: ma noi, siamo sicuri che ai “forestieri” gliele spieghiamo davvero bene, le nostre regole di convivenza? Cioè: li istruiamo, li correggiamo, diamo il buon esempio? “Non vogliono integrarsi” ho letto recentemente tra una caterva di post qualunquisti di Facebook, “sporcano, s’ubriacano e molestano pure le nostre ragazze”. E beh: in quei pochi e isolati casi in cui succede davvero, magari avranno creduto che l’integrazione sia questa. Perché di gente che orina per strada, a Battipaglia – in qualunque luogo e a qualunque ora – ne potrei stendere un elenco lungo l’intero giornale. Tutti indigeni, eh. Tutti nostrani. Di ubriaconi locali che schiamazzano e molestano, idem. Di “fresconi” al pascolo, col gomito al finestrino del suv e il “psss…” pronto per infastidire qualunque presenza femminile gli transiti davanti nel raggio di un chilometro, ancora più idem di prima.
Il fatto paradossale, peraltro, è che su quasi tutte le testate online che si occupano di cronaca locale la notizia della pipì killer ad opera dell’ospite è apparsa contestualmente a un’altra sensibilmente più sconfortante: la ricomparsa, in città, di una gang di vandali notturni che danneggiano le auto in sosta. Risultato: ovunque, decine di commenti indignati per la bravata dell’immigrato incontinente, ma nessuno per i delinquenti devastatori nostrani.
A chi vai a parlare di regole, allora. Che vogliamo fare i capiclasse, ok, ci sta pure, è nel dna del maschio alpha. Ma ancora non è tempo, fidatevi, di assurgerci a maestri.

30 gennaio 2017 – © Riproduzione riservata
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