Beni confiscati: qualcosa si muove, tutto il resto no

[di Carmine Landi]

Extra omnes. Tutti fuori dal Tabacchificio di via Rosa Jemma. Via gli agenti di polizia municipale, con auto di servizio al seguito, e i dipendenti dell’azienda municipalizzata Alba, con gli automezzi per la raccolta dei rifiuti. Vigili urbani e dipendenti della partecipata condivideranno – ancora – un nuovo quartier generale nel cuore della zona industriale: si tratta di un ampio piazzale con capannone di 13 mila metri quadri e annessa palazzina di tre piani con vista su viale Inghilterra (bene confiscato all’imprenditore Antonio Campione). Così ha deciso la giunta comunale di Battipaglia, guidata dalla sindaca Cecilia Francese, che con una delibera ha ordinato all’Ufficio tecnico di disporre il trasferimento utile a vuotare quell’edificio-mondo ch’è divenuto lo storico Tabacchificio, così da avviare all’interno dello storico complesso “una reale valorizzazione”, secondo l’ambizioso intento dell’amministrazione.

Tempo di traslochi, dunque, in viale Inghilterra, nell’edificio ch’era già stato assegnato alla Corte d’appello di Salerno, con l’intento – poi naufragato, con rinuncia al bene da parte dei giudici – di tramutare la vecchia fabbrica di Campione nell’archivio del Tribunale. Dopo il rifiuto, una piccola parte dell’edificio ospiterà i fascicoli della Prefettura: lo spazio rimanente sarà la nuova casa degli uomini di Alba e dei caschi bianchi.

A Battipaglia si prova a rimettere mano ai beni confiscati alla criminalità. Mentre tra via Plava, via Pastore e via Hermada procede alacremente – sotto la regia dei funzionari dell’agenzia del Demanio e del capitano Agostino Fasulo, numero uno delle Fiamme gialle locali – la conversione di palazzo Ferrara nella nuova caserma della Guardia di Finanza (l’inaugurazione è prevista entro giugno), pure l’amministrazione municipale cerca, con variegati risultati, di rifunzionalizzare i “gioielli” dimenticati. 

Dimenticati come Passepartout, nomignolo che fu affibbiato al progetto che avrebbe dovuto tramutare i locali terranei al civico 35 di via Leopardi (confisca Ascolese) in un centro polifunzionale per migranti: condizionale d’obbligo, perché sono trascorsi nove anni dal 2015, quando la commissione straordinaria, forte d’un finanziamento intercettato dalla precedente amministrazione politica, rifunzionalizzò il bene. Furono comprati perfino dei computer, mai utilizzati e oggi obsoleti, visto il tempo ch’è passato. Ora Cecilia Francese ha deciso d’avviare un percorso di consultazione per individuare dei gestori ai quali affidarlo, bussando contestualmente a soldi a Palazzo Santa Lucia, a fronte del maxi-bando per la rifunzionalizzazione dei beni confiscati indetto di recente dalla giunta regionale della Campania: analoga sorte è toccata alla palazzina di via Marconi, nel cuore del rione Taverna (pure quella confiscata a Campione).

Suggestiva pure la denominazione del Tempo Supplementare, progetto da 1,4 milioni di euro che dovrebbe tramutare una proprietà in via Fosso Pioppo (ugualmente sottratta a Campione) in un laboratorio per la trasformazione di prodotti d’agricoltura biologica a chilometro zero, con pasticceria artigianale, centro di cottura e ristorante bio, birrificio, children cafè e finanche brewpub. Solo che al Tempo supplementare si è aggiunto uno sterminato minutaggio di recupero: la ditta consorziata aggiudicataria – che ha un rapporto tutt’altro che idilliaco con il Comune – avrebbe dovuto consegnare l’opera ultimata sul finir di gennaio dello scorso anno. E invece il cantiere è ancora allo stato grezzo: di ciò che dovrebbe essere rimane solo il rendering in bella mostra sul pannello all’ingresso. 

Attendono pure i pensionati che avevano preso a coltivare gli orti sociali di via Parmenide: credevano di coltivare terra confiscata alla criminalità organizzata, prima che i giudici conclamassero che quei suoli appartengono all’Asl Napoli 1 Centro, che di recente ha quantificato in oltre 3 milioni di euro il valore di tutti i beni battipagliesi (e gli orti sociali, chiaramente, sono solo una piccola parte) da mettere all’asta.

Infine il capitolo Pics: la riqualificazione del materassificio di via Catania e dei centri antiviolenza (in via Moncharmont e in via Emilia), nei locali tolti alla malavita, è oggetto d’altrettante aggiudiche in corso di definizione; mentre per la realizzazione della nuova biblioteca in via Gramsci la gara andrà rivista dopo due procedure andate deserte.

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