Battipagliese, promessa mantenuta

[di Nino Iesu]

Solo applausi. La Battipagliese merita applausi a prescindere da tutto, da tutti, e da quello che dirà la finale di coppa Campania e la post season con i playoff. È innegabile che la società, il gruppo di calciatori e lo staff tecnico abbiano riacceso quella fiammella di entusiasmo che covava silenziosa sotto la cenere. Venti risultati utili consecutivi, sette vittorie nelle ultime otto partite, un gioco divertente, a tratti spumeggiante, hanno fatto della Battipagliese la squadra più temuta nonostante un’ossatura, a detta di tutti, inferiore alle altre in lizza per la vittoria del campionato, e con un monte ingaggi inferiore a metà delle squadre del girone. Merito di una programmazione, della lungimiranza della società che ha messo le basi per una crescita lenta ma costante. La gente ha capito, ha apprezzato. Le scottature del recente passato hanno forgiato le tempra di una tifoseria pronta a sostenere questo progetto fino alla fine. Ed è solo così che si può creare quel binomio di crescita sociale-sportivo che patron Corrado e soci hanno sempre auspicato. I risultati? Un settore giovanile florido, la gestione decennale dello stadio di Macchia di Montecorvino Rovella, e una prima squadra che brilla nonostante le mille difficoltà. 

Si è anche arrivati a un passo dalla vittoria diretta del campionato; ma, numeri alla mano, i due stop esterni di gennaio (San Valentino Torio e Sant’Egidio) sono pesati come macigni sulla classifica. Poco importa. L’obiettivo playoff dichiarato a inizio anno è stato raggiunto. La promessa mantenuta. Una formalità l’ultima gara casalinga della regular season con la Temeraria in programma domenica 21, poi testa e gambe alla finale di coppa Campania con la Sessana (in programma a Napoli mercoledì 24 aprile alle 18), per ben figurare; e poi un pensierino, nemmeno poi tanto recondito, ai playoff (molto probabile il primo turno casalingo con il Campagna). 

Ricordiamo che vincere la coppa Campania (che la Battipagliese giocherà senza Serna, Manzo e Picaro, squalificati) non significa promozione diretta in Eccellenza, ma dà diritto a 30 punti nella graduatoria finale per un eventuale ripescaggio; perdere la finale, invece, fa ottenere 15 punti. Ma l’opzione ripescaggio, nel calcio dilettantistico di oggi, è una chimera perché le squadre in difficoltà economica e a rischio iscrizione preferiscono vendere il proprio titolo sportivo (compreso i debiti accumulati) invece di fallire. Certo, alzare la coppa Campania per il secondo anno consecutivo sarebbe un fatto storico, perché mai nessuna squadra in Italia c’è riuscita. 

Sui playoff, invece, c’è maggiore attenzione e determinazione: vincendoli si conquista la promozione in Eccellenza, ma il percorso è lungo e tortuoso. E dopo una cavalcata come quella fatta dalla Battipagliese nel girone di ritorno le energie cominciano a venir meno. Energie fisiche e mentali. Starà al tecnico Calabrese, al suo preparatore atletico Saracco fare l’ennesimo miracolo per regalare altre domeniche da sogno a un pubblico sempre appassionato, ma anche consapevole del buon lavoro fatto finora.

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