Battipagliese, la sconfitta più amara

tifosi-battipLa Battipagliese, squadra di calcio cittadina fondata nel 1929, non parteciperà a nessun campionato. La notizia ufficiale è giunta alle ore 17 del giorno 22 luglio e sancisce la fine di una delle società sportive dilettantistiche tra le più ricche di storia. Una decisione passata quasi in sordina, che non sembra aver particolarmente scosso la cittadinanza. «Ora nessuno si rende conto e tutto tace – dice lo storico tifoso bianconero Gerardo Di Franco – ma quando a settembre inizierà il campionato sarà tremendo non vedere la Battipagliese scendere in campo». Un silenzio che fa rumore, un silenzio strano rispetto a una situazione societaria che, invece, meriterebbe fiumi di parole chiarificatrici: nessun battipagliese, infatti, saprebbe spiegare quanto successo alla squadra dopo la miracolosa salvezza a Sorrento. «Pochi giorni dopo lo spareggio ho subito contattato alcuni imprenditori locali per cercare di capire e creare una società salva-Battipagliese; – continua Di Franco – dopo una prima fase di belle parole non si è fatto più nulla. Da tifoso sono distrutto e affranto, deluso da tutto e tutti». Parole di un tifoso ferito, di un supporter capace di percorrere anche 1500 km per vedere la propria squadra scendere in campo. La mancanza di una cordata di soci, però, sembra essere derivata dall’ostinazione del vecchio Presidente nel non voler abbassare le proprie richieste per la cessione della squadra.
Anche Carmine Pagano, ex presidente bianconero, è amareggiato: «Da battipagliese sono molto dispiaciuto, ma questa decisione era inevitabile. Assieme a Milite abbiamo cercato di intavolare un trattativa con Ferrara tramite l’avvocato Lambiase, ma purtroppo il tutto si è arenato subito: avremmo assicurato l’iscrizione al campionato ma la controparte ha chiesto di accollarci parte dei debiti dell’ultima gestione, proposta per noi inaccettabile». Situazione assolutamente complicata ed ennesima mazzata per una delle più calde tifoserie campane, più volte messasi in gioco per salvare la propria squadra: «Sono rammaricato specialmente per i nostri tifosi, – continua Pagano – da sempre parte attiva delle vicende societarie. Non avremmo mai potuto vincere il campionato di Eccellenza nel 2010, per esempio, senza il loro apporto né avremmo potuto superare altre difficili situazioni. Ho consigliato loro di fare un bonifico con una parte della somma necessaria all’iscrizione per poi pagare il resto a campionato in corso, nella speranza di racimolare una cifra minima per convincere la Lega a far partecipare la Battipagliese al campionato Eccellenza». Un tentativo vano, purtroppo. A nulla infatti è servito l’impegno degli ultras nel creare un punto di raccolta fondi nei pressi del Comune o i vari tentativi di coinvolgere personalità eminenti per imbastire una qualche trattativa last minute.
Ora la Battipagliese dovrà ripartire da zero, bisognerà creare una nuova società con un nuovo nome, partendo dall’identità e dalla passione di migliaia di tifosi delusi ma ancora innamorati della loro ‘zebretta’. Sulla possibilità di ritornare di nuovo in società, Pagano risponde negativamente, non risparmiando stoccate alla vecchia gestione Ferrara: «Personalmente ho stimato che, per rimettere in sesto la società, occorrano all’incirca 400mila euro, somma irraggiungibile per chiunque, visti i tempi che corrono. Inoltre ho dato già tanto a questa società, impegnandomi al massimo quando ho ricoperto il ruolo di Presidente. Ho preso la squadra nella rinascita del 2005 e nel 2010 ho lasciato la Battipagliese in perfetta salute. Dopo di me sia Amoddio che Sabatino, assieme ai Procida, hanno avuto una gestione attenta della società ed un modus operandi diverso da quello di Carmine Ferrara. La mia speranza, infine, è che personaggi del genere (come Ferrara, ndr)  siano in futuro lontani dallo sport battipagliese, visto il loro contributo dannoso piuttosto che costruttivo».
La figura di Ferrara, oltre che non convincere Pagano, è stata sempre vista con sospetto dalla tifoseria bianconera: «Ricordo – ci dice ancora Gerardo Di Franco – che Ferrara venne presentato all’improvviso e tutti noi restammo stupiti. Personalmente pensavo che Amoddio, dopo due anni convincenti, restasse in carica per molto ancora e chissà cosa o chi gli ha fatto cambiare idea. Comunque lo zoccolo duro della tifoseria ha capito realmente quale sarebbe stato l’andazzo della stagione dopo lo scioglimento del Comune: Ferrara, infatti, chiese la gestione dello stadio Pastena e, dopo aver ricevuto risposta negativa, è scomparso nel nulla. Un comportamento di sicuro sospetto. Ora però non servono più parole, ma fatti. Non voglio criticare nessuno però trovo ingiusto nei confronti della Battipagliese che nessun imprenditore locale si sia fatto avanti con proposte concrete. Purtroppo sono sempre più convinto che la Zebra sia ormai vista solo ed esclusivamente come un mezzo per lucrare. Non c’è più amore verso la maglia e questo, per chi come me si sente tifoso vero, è come una pugnalata».
Chi non ama il calcio non può capire la delusione dei tifosi né comprendere la vergogna che si prova quando si vive l’atto conclusivo di un progetto fallimentare. Una fine, l’ultima in ordine cronologico, ignobile ed immeritata per la Battipagliese, una società capace di arrivare alla C1 e che ha annoverato fra i propri tesserati giocatori di valore come Fresi (che esordì ottimamente con una bella ferita alla testa), Loria e Mascara. Una fine da convertire subito in nuovo inizio, sperando in una rinascita che, grazie a un nuovo progetto serio, farà immediatamente tornare la Battipagliese fra le grandi del calcio regionale.

31 luglio 2015 – © Riproduzione riservata
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