Battipaglia perde due “figli” lontani
[di Carmine Landi]

Uno in fondo al lago. L’altro esanime sull’asfalto. Uno in Lombardia, l’altro nel Veneto. Entrambi lontani da casa, entrambi con vent’anni appena. Entrambi figli di Battipaglia. In un giugno feroce, due giovani vite si sono spente al Nord, lasciando al Sud un vuoto che non conosce geografia.
Domenica pomeriggio a Ispra sul Lago Maggiore c’era una barca che galleggiava immobile, tra i salici. Amine Taoufik era in acqua da pochi minuti. Nuotava bene, anzi benissimo: era un atleta, un pugile, cresciuto a Belvedere e forgiato nella palestra della Renmanuel, sotto l’occhio paterno del maestro Piano. Poi qualcosa s’è spezzato. Forse un malore, forse la stanchezza, forse nulla che si possa spiegare. È andato giù. Senza più risalire. Aveva lasciato Battipaglia nel 2023, dopo una breve esperienza lavorativa in una pasticceria del quartiere, per completare gli studi a Varese, ospite di uno zio. Si era rialzato già una volta: due anni fa era sopravvissuto a una caduta dal tetto della scuola, finendo in coma. L’avevano dato per spacciato, ma Amine era tornato. Adesso no. Il suo corpo è stato ritrovato dai sommozzatori. I tentativi di rianimarlo sono durati dieci minuti. Poi, il silenzio.
A Belvedere, la notizia ha attraversato le strade come un’onda. Il padre, bracciante agricolo, la madre casalinga, e i suoi quattro fratelli, hanno aperto le porte al dolore. Il più grande dopo Amine, 16 anni, ha già indossato i guantoni. «Era diverso dagli altri», ha detto il suo allenatore, riferendosi alla vittima, «non solo per come combatteva, ma per come voleva bene».
Due giorni dopo un’altra famiglia battipagliese ha vissuto lo stesso incubo. A Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, Roberto Sangiovanni era in sella alla sua Kawasaki Ninja 300, regalo per la maturità. Lavorava part-time, studiava all’università, e quella mattina – 12 giugno – stava andando all’Help Desk dove era impiegato. Un’auto gli ha tagliato la strada. Un impatto tremendo. Cinque giorni di agonia e, infine, l’addio. A Noale, dove viveva con i genitori e i due fratelli, lo chiamavano Robby. A Battipaglia, invece, era ancora il nipote del direttore delle Poste. Era partito nel 2018, quando la madre – insegnante – aveva trovato lavoro al Nord, e il padre l’aveva raggiunta, entrando anche lui nelle Poste. Ma Robby, ogni volta che poteva, tornava a Battipaglia. E a Padova, dov’era iscritto, si faceva riconoscere per le sue battute in dialetto campano. La sorellina, appena diciottenne, il giorno dopo la sua morte si è presentata comunque all’esame di maturità. «Lo devo a lui», ha detto. Mentre la madre, tra le lacrime, prometteva d’impegnarsi per la messa in sicurezza di quell’incrocio maledetto. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio stradale. Ma la giustizia, da sola, non consola.
28 giugno 2025 – © riproduzione riservata


