Assistenza specialistica: urge trovare una soluzione

[di Carmine Landi]

“Hanno tutti ragione”. Il titolo d’un romanzo di Paolo Sorrentino calza a pennello addosso agli interlocutori della polveriera ch’è divenuta la battaglia per l’assistenza socio-educativa scolastica a beneficio dei ragazzi speciali di Battipaglia e dintorni.

Le ragioni dei genitori
«È un diritto fondamentale, non sacrificabile sull’altare del principio di bilancio». Le parole del giudice civile che ha accolto il primo – prevedibilmente d’una lunga serie – dei ricorsi d’urgenza, blindando il sacrosanto diritto d’un dodicenne battipagliese a beneficiare delle 25 ore previste dal Pei in luogo delle dieci sopravvissute alla mannaia comunale, rendono bene l’idea di quanto sia lapalissiana la bontà delle ragioni dei genitori. Lo dispone qualsiasi Carta al mondo: probabilmente l’inviolabilità del diritto all’assistenza socioeducativa scolastica sarebbe normata pure nella Convenzione dei diritti dell’extraterrestre, se un giorno scoprissimo di non essere l’unica forma di vita (più o meno) evoluta in quest’Universo. Le mamme e i papà di Battipaglia hanno ragione a pretendere fino all’ultimo secondo del tempo che gli operatori possono dedicare ai loro figli perché siano inclusi nel gruppo classe e beneficino d’un diritto essenziale. La Legge parla chiaro: il Pei (Piano educativo individualizzato) è la Bibbia d’un ragazzo speciale. Violarlo equivale a violare un diritto soggettivo perfetto. È agire contro la legge. E non ci sono ma né però che tengano.

Le ragioni del Piano di zona
«Eroghiamo ore che altri comuni non garantiscono, solo che lì non fanno i ricorsi. Erogano l’assistenza con atti d’imperio, e neppure questo è giusto». Francesca Giugliano, assessore alle Politiche sociali, lo ha detto nel corso di un’infuocata riunione della Terza commissione consiliare, presidiata dai genitori. Ed è innegabile che quella dell’assistenza specialistica sia una crociata che in provincia, almeno per ora, è stata ingaggiata solo a Battipaglia e dintorni. Al Coordinamento istituzionale hanno esaminato finanche i dati di Napoli, dove per garantire l’assistenza specialistica nelle scuole, ai piedi del Vesuvio spendono 4,8 milioni di euro. Nell’Ambito del Piano di zona S4_01 (Battipaglia capofila, Bellizzi e Olevano sul Tusciano consorziate) per assicurare il servizio l’anno scorso si sono rivelati necessari 1,4 milioni: è il 30 per cento di ciò che spende l’amministrazione partenopea. Solo che gli abitanti del nostro comprensorio sono 70 mila: poco meno dell’8 per cento d’un milione di napoletani. 

«Le ordinanze su Battipaglia – ha soggiunto sempre la Giugliano – saranno giurisprudenza che creerà scompiglio in tutta la regione». Ed è auspicabile, vien da aggiungere: la delegata della giunta guidata dalla sindaca Cecilia Francese ha riferito che dalla Regione arrivano appena 139 mila euro per l’assistenza specialistica. Briciole se parametrate a quanto servirebbe non per assecondare i genitori, ma per osservare la Legge. 

Le ragioni dell’Asl
E il Pei. Il punto è che, negli anni addietro (e a volte ancora oggi), talvolta i Glo (Gruppi di lavoro operativi per l’inclusione) che tirano fuori i Pei si sono riuniti in assenza del neuropsichiatra infantile dell’Asl. Nel Distretto Asl ce n’è uno, e per partecipare a ognuno dei 185 tavoli – tanti sono gli alunni con disabilità del comprensorio – servirebbe il dono dell’ubiquità. Ogni Glo si riunisce tre volte l’anno. Solo in occasione di quello intermedio è facoltativa la presenza del neuropsichiatra. E in passato, quando lo specialista non c’era, spesso le ore erogate corrispondevano pedissequamente a quelle richieste. 

«La nostra presenza – dice Marina D’Aniello, direttrice del Distretto sanitario 65 – serve a certificare se c’è un miglioramento o persiste uno stato di gravità. Le ore non le diamo noi: in base al persistere o meno di quella gravità, è il Comune a decidere di erogarle». Dal Comune obiettano che tocca all’Asl. A Bellizzi il sindaco Mimmo Volpe ha ordinato alle assistenti sociali di firmare i Pei con le ore sufficienti con o senza la quantificazione a cura dell’Azienda sanitaria: a Battipaglia, città che ospita la quasi totalità degli alunni speciali, non hanno adottato iniziative simili.

Le cifre
Lo scetticismo negli uffici di piazza san Francesco è correlato pure al fatto che, con le simultanee attività dei centri, con lo scorrere del tempo si dovrebbe andare incontro a un miglioramento. E invece la spesa per l’assistenza socio-educativa scolastica (pagata con voucher erogati dal Piano di zona e spendibili presso le coop iscritte al Catalogo) è andata crescendo sempre più: 483 mila euro nel 2020, 593 mila nel 2021, 1,35 milioni nel 2022 e 1,32 milioni di euro nel 2023. Incremento tutt’altro che indicativo, considerando la grande vacatio al tempo della pandemia. Solo che, a voler ottemperare a tutte le richieste dell’annata in corso, ora di milioni di euro ne occorrerebbero 1,6: oltre la metà dei 2,5 milioni del Fua, il Fondo unico d’Ambito, salvadanaio del Piano di zona, al quale Battipaglia contribuisce con 1,96 milioni di euro, Bellizzi con 465 mila euro e Olevano con 170 mila. Danaro che occorrerebbe pure per assicurare servizi del calibro del trasporto scolastico sociale, dell’assistenza domiciliare integrata, degli assegni di cura, dei centri polifunzionali et similia. «In qualche scuola – tuona la sindaca Francese – ad alcuni ragazzini vengono erogate addirittura più ore d’assistenza che di sostegno». 

I sindaci ricordano che la Regione impone d’assicurare pure altri servizi, allo stato disattesi. Se da Napoli, però, arrivano appena 139 mila euro – parole degli amministratori, delle quali non abbiamo motivo di dubitare – per l’assistenza specialistica, e magari lì ci arrivano da Roma, e a Roma da chissà dove, inseguendo il pasolinianamente irreperibile potere, il problema c’è. E c’è solo da essere fieri del fatto che una battaglia di civiltà parta proprio da Battipaglia. Perché avranno tutti ragione, sì, ma nessuno alla maniera di chi vive la disabilità sulla propria pelle. 

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