Anoressia riversa

L’anoressia riversa, vigoressia o bigoressia,  è un disturbo dell’alimentazione e del comportamento differente dall’anoressia nervosa. Infatti, chi ne soffre ha un’ossessione diversa, quasi opposta, a quella del soggetto anoressico. Caratteristica peculiare di tale disturbo è la continua e ossessiva preoccupazione di avere una massa muscolare insufficiente: tali soggetti  si adoperano con tutti i mezzi, anche con pratiche potenzialmente dannose per la propria salute, per potenziare il loro fisico. L’ossessione non trova mai realizzazione, e non importano i risultati ottenuti perché, in ogni caso, per la persona appariranno sempre inferiori a quanto si voleva ottenere. Il soggetto dedica la maggior parte del tempo a soddisfare questo suo desiderio, non dando importanza ai restanti aspetti della propria vita. Può giungere a fare uso di farmaci che aumentino la tonicità muscolare e che possano rivelarsi tossici per l’organismo. A causa di tali sollecitazioni innaturali, il soggetto corre maggiori rischi di andare incontro a complicanze fisiche. I soggetti affetti da anoressia riversa sono soliti compiere più di una tra queste azioni: osservarsi costantemente e ossessivamente allo specchio, paragonare il proprio fisico con quello degli altri, provare stress se saltano una sessione d’allenamento in palestra o uno dei loro numerosi pasti, domandarsi costantemente se hanno assunto abbastanza proteine ogni giorno, assumere anabolizzanti potenzialmente pericolosi, trascurare il lavoro, gli studi, la famiglia, e le relazioni sociali pensando solo ad allenarsi, avere il presentimento di avere una muscolatura debole o sotto la media nonostante tutti gli sforzi profusi.
L’anoressia riversa sta diventando sempre più comune per via delle pressioni socio-culturali che impongono un modello maschile dai tratti scultorei, che possono indurre complessi di inferiorità soprattutto nei giovani. Il disturbo, infatti, è particolarmente diffuso tra gli individui di sesso maschile, e solitamente appare sul finire dell’adolescenza o all’inizio dell’età adulta. I soggetti predisposti, di solito, sono già considerati dagli altri come dotati di un buon fisico, e spesso il disturbo è accompagnato da depressione. L’origine ha sicuramente riscontro nel modo in cui la persona costruisce la propria rappresentazione di sé, assegna significato all’esperienza del proprio corpo e attribuisce senso alla propria pratica sportiva. Sono comunque agenti rinforzanti sia le problematiche psicologiche di natura familiare, sia l’enfasi sociale data dai mass media e dalla cultura di massa rispetto ad un’immagine pubblica degli uomini, e talvolta anche delle donne, che è fisiologicamente irreale e soprattutto artificiosa. Le persone possono così essere indotte a copiare questi modelli anche a costo della propria salute. Tale comportamento evolve spesso in un disturbo ossessivo-compulsivo appartenente alla categoria delle dismorfofobie, ossessioni che riguardano l’immagine di sé.

10 febbraio 2017 – © Riproduzione riservata
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