Anoressia e bulimia

“Aiutatemi, vi prego: spesso mia moglie vomita il cibo ingerito mettendosi due dita in gola e lo fa solo perché sente una sensazione di soffocamento, come se le rimanesse in gola. Lei è un tipo energico e anche un po’ nervoso, cosa posso fare per lei?” È questo uno dei frequenti appelli che si sentono rivolgere i medici, gli psichiatri e gli psicologi dai familiari di persone malate di disturbi dell’alimentazione. In questi casi la prima cosa da fare è escludere una causa organica con una serie di esami clinici che può prescrivere il medico di base. In casi di esito negativo, potrebbe essere utile fare qualche colloquio clinico per una raccolta di informazioni sulla situazione che al momento sta vivendo la persona e successivamente impostare un percorso psicologico per conoscere le cause che possono essere alla base della sintomatologia. L’organismo, quando raggiunge il limite massimo della soglia di sopportazione, lancia segnali d’allarme, come a voler dire “ora non puoi più andare avanti così, ti devi fermare”. Ciò che si evince spesso dalle parole dei familiari è che probabilmente il paziente sta vivendo un grande conflitto interiore che si manifesta con uno stato d’ansia: da una parte il tipo “energico”, e quindi presumibilmente una persona che s’impegna, che si assume responsabilità forse anche per altri; dall’altra un tipo “nervoso” che fa fatica a gestire le incombenze e le responsabilità.
Questo conflitto “voglio fare, ma non ce la faccio” viene risolto dalla sfera emotiva con i sintomi dell’anoressia. La persona malata si sente oppressa dalle responsabilità e in qualche modo deve trovare la possibilità di liberarsene ma, anziché chiedere aiuto, trova un modo più immediato che è quello di “vomitare” tutto ciò che non va giù. Il paziente sta chiedendo aiuto, deve essere sostenuto e va convinto a farsi aiutare da professionisti esperti e qualificati.
I disturbi dell’alimentazione sono molto frequenti e si evidenziano in quei soggetti che hanno un’alterata percezione del proprio peso e della propria immagine corporea. Questi disturbi si presentano accompagnati da bassa autostima, difficoltà nel mantenere relazioni sociali e familiari, depressione, disturbi della sessualità, sensi di colpa e sbalzi d’umore. I disturbi dell’alimentazione sono stati divisi in due categorie specifiche: anoressia nervosa e bulimia nervosa.
Anoressia nervosa: una persona è definita anoressica quando il peso corporeo scende al di sotto del 85% del peso previsto in base all’età, al sesso e all’altezza del soggetto. Chi soffre di anoressia ha un’immagine distorta del proprio corpo, che percepisce costantemente in condizioni di sovrappeso, ed è dominato da un’intensa paura di ingrassare anche in presenza di un evidente sottopeso. Le cause che portano all’insorgere dell’anoressia sono varie. L’anoressia mentale può anche essere vista come una difesa da un ambiente familiare iperprotettivo e soffocante, o anche una reazione alla presenza di frequenti conflitti tra le figure genitoriali, con il coinvolgimento del figlio.
Bulimia nervosa: è un disturbo alimentare contraddistinto da episodi di abbuffate accompagnate da atteggiamenti compensatori, ad esempio vomito autoindotto. I bulimici ricorrono a tale comportamento convinti che ciò possa distrarli dalle loro problematiche.

6 maggio 2016 – © Riproduzione riservata
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