Anna Maria e Tonino | di Crescenzo Marino

Affacciata al finestrino del treno, assaporava l’odore del mare e si lasciava accarezzare dal vento mentre i suoi occhi increduli rimanevano incollati al panorama da delirio che le prime luci dell’alba le avevano regalato. Anna Maria era partita di notte da Torino per trascorrere le vacanze estive nel Cilento. Non conosceva questa zona d’Italia se non per averne sentito parlare, fin da bambina, dalla nonna che di quest’angolo di paradiso era originaria. Marietta, la sua adorata nonna materna, subito dopo la guerra, aveva trovato l’amore inserendo una foto con l’indirizzo in una delle confezioni di fichi secchi che, come molte ragazze del suo paese, preparava, confezionava e poi vendeva ad un commerciante all’ingrosso di Salerno. Quella confezione, complice il destino e il profumo e la dolcezza dei fichi, era finita a Torino acquistata da Giuseppe che, trovata la foto, era rimasto incantato dalla grazia di quella giovane mora, dalla luminosità dei suoi occhi grandi e dalla formosità del suo corpo. Questa storia le era rimasta nel cuore e nella mente e perciò aveva deciso di recarsi nella terra del fico bianco per assaporarne la dolcezza e la bellezza. L’albergo che la ospitava era in collina, immerso in un ficheto, e come un palcoscenico naturale si apriva sul golfo di Salerno e Policastro. Il posto era incantevole, la gente ospitale e cordiale e Anna Maria si sentiva felice come non mai. La mattina in spiaggia a bagnarsi nel mare limpido e a catturare quanto più sole possibile, quasi a farne scorta per il rigido inverno torinese, la sera in giro per i borghi adagiati su colline feconde di vigneti e uliveti. Quanta emozione provò quel giorno che il suo vicino di ombrellone, Tonino, un ragazzo abbronzatissimo che si faceva notare per il suo fisico scultoreo, sorridendole le offrì dei fichi secchi, a suo dire il vero segreto della longevità dei cilentani, spiegandole che li aveva preparati la mamma, facendoli prima essiccare al sole su stuoie di ginestre, per poi farcirli con mandorle, noci e scorza di arancia. Quel semplice gesto di cortesia fu per Anna Maria come un segno del destino che la turbò piacevolmente e così, come se si conoscessero da una vita, senza rendersene conto, rimasero in spiaggia per ore a raccontarsi e a respirare iodio e un sentimento che sentivano nascere dentro. Si rividero la sera. Tonino la portò ad Agropoli e lungo il monumentale scalone di accesso al borgo antico medievale già si tenevano per mano. Oltrepassata la porta merlata, arrivarono sul sagrato/terrazza della chiesa di Costantinopoli e a tutti e due parve di volare nell’infinito tra il cielo e il mare del panorama. Cenarono poi, accanto al castello Aragonese, mangiando la pizza cilentana servita nei cesti di vimini, alla pizzeria “U Suricin” e conclusero la serata al “Ciclope”, una fantastica discoteca ricavata all’interno di quattro grotte naturali. Ma quella notte non finì mai e ancora oggi, Anna Maria e Tonino, si tengono per mano. Lei non ha paura di ogni possibile altrove, lui è sempre lì, pronto ad aspettarla ancora.

12 febbraio 2022 – © riproduzione riservata

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