Ancora guai per Orlando Pastina

Nella mattinata del 3 febbraio, gli agenti della Squadra Mobile di Salerno hanno tratto in arresto Orlando Pastina, già consigliere comunale e braccio destro dell’ex sindaco Giovanni Santomauro. È stata eseguita, in questo modo, l’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia e disposta dal Gip presso il Tribunale di Salerno. Trasferimento fraudolento di valori: è questa l’accusa con cui l’ex consigliere comunale è stato costretto ai domiciliari.
Santomauro-PastinaEra l’alba del 29 maggio 2015 a Battipaglia: in seguito ad accurate investigazioni, i poliziotti misero in atto l’operazione “Sistema” e strinsero le manette attorno ai polsi di 87 persone che, in un modo o nell’altro, a detta degli inquirenti, tra il 2009 e il 2012 avrebbero avuto un legame con il “clan Sant’Anna”, un’emergente organizzazione criminale di stampo camorristico che, col beneplacito del clan Giffoni-Noschese, che pareva indebolito in seguito agli arresti del 2003, sarebbe riuscito a ottenere il monopolio dello spaccio di droga cittadino e di altre attività illecite. Al timone del cartello, stando al quadro redatto dagli investigatori, ci sarebbero stati Paolo Pastina, Pierpaolo Magliano e il collaboratore di giustizia Cosimo Podeia. Una corposa documentazione che, oltre agli 87 arrestati, coinvolgeva anche altre 42 persone, che furono iscritte nel registro degli indagati, tra cui lo stesso Orlando Pastina. L’imprenditore fu interrogato e il suo nome finì nella corposa documentazione, ma Pastina senior non fu arrestato. Fino allo scorso 3 febbraio.
Sempre nell’ambito dell’inchiesta “Sistema”, infatti, la Dda ha spostato il mirino sulle vicende imprenditoriali della società L’Angolo di Lena sas dei Pastina. Gli inquirenti, a dire il vero, avevano già scandagliato l’intero compendio societario, dal momento che, nel 2015, era finito tutto sotto sequestro. La famiglia, tuttavia, ottenne il dissequestro dei beni grazie ai legali Raffaele Francese e Giovanni Concilio.
Ma le frequenti riorganizzazioni in seno alla società hanno insospettito gli uomini della Procura della Repubblica di Salerno e gli agenti della Polizia di Stato: tra il 2009 e il 2014 sono diversi i passaggi di mano di quote e ruoli tra Orlando, il figlio Paolo, la secondogenita Anna Elena, e la moglie di Paolo Pastina, Antonella Bassano. Secondo gli inquirenti queste “manovre” avevano il solo scopo di mettere al riparo i beni familiari da possibili provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Ma questo maldestro tentativo per ora ha solo comportato un arresto e quattro iscrizioni nel registro degli indagati.
«Le indagini svolte – ha fatto sapere Corrado Lembo, procuratore capo della Repubblica di Salerno – hanno consentito di acclarare il ruolo meramente fittizio svolto da Anna Elena Pastina e da Antonella Bassano nell’ambito della società e il ruolo attivo svolto dapprima da Paolo Pastina e Orlando Pastina congiuntamente e, dopo l’arresto del primo avvenuto nel maggio dello scorso anno, da parte unicamente di quest’ultimo».
Ad ogni modo, le grane con la giustizia non finiscono qui, dal momento che, negli ultimi giorni, all’ex consigliere comunale e a suo figlio Paolo è stato notificato pure l’avviso di conclusione delle indagini relative a fatti avvenuti a luglio 2015 all’interno della casa circondariale di Benevento. Pressioni e minacce per indurre qualcuno a non rendere dichiarazioni ai giudici, o comunque a renderle false. Tre detenuti, anch’essi finiti in carcere nell’ambito dell’operazione “Sistema”, sarebbero stati avvicinati da Paolo Pastina, Pierpaolo Magliano e altri tre fedelissimi: i cinque, ora indagati, per i fatti che sarebbero accaduti all’interno del carcere, avrebbero intimato ai tre detenuti di non rispondere alle domande del gip durante gli interrogatori di garanzia. Un no pure ai patteggiamenti: “chi patteggia è considerato un infame liscio”. E poi la minaccia di Magliano a uno dei tre. Lo stesso concetto l’avrebbe espresso il giorno precedente Pastina jr. Orlando Pastina, invece, che pure è indagato per questi episodi, è accusato perché ritenuto “ausiliatore”: sarebbe stato lui a informare il figlio in merito alla volontà di alcuni detenuti di collaborare con gli inquirenti. Aggravante mafiosa per tutti e sei. Nel frattempo, martedì 9 febbraio, dinanzi al gup Renata Sessa, s’è tenuta l’udienza preliminare relativa all’inchiesta “Sistema”.

Le indagini su Pastina

Le vicende politiche e giudiziarie della Battipaglia degli ultimi anni si intrecciano di frequente con la figura dell’ex consigliere comunale Orlando Pastina. «La verità verrà fuori e tornerò in campo per la prossima campagna elettorale, cercando di andare oltre il ruolo di consigliere comunale, perché questa città ha bisogno di persone come me». Aveva parlato così il braccio destro di Giovanni Santomauro in occasione d’una conferenza stampa organizzata poche settimane dopo lo scioglimento del consiglio comunale di Battipaglia per infiltrazioni camorristiche. Erano gli ultimi giorni di maggio del 2014, e da poco meno d’un mese era stata diffusa la relazione che l’allora prefetto di Salerno, Gerarda Maria Pantalone, aveva elaborato sulla base del corposo documento vergato da Rosanna Bonadies, Pasquale Gallo e Marcello Romano, membri della commissione d’accesso che s’insediò a Palazzo di Città all’indomani dell’arresto dell’ex sindaco Santomauro. Nelle pagine della relazione prefettizia si leggeva, tra l’altro: «Il figlio del consigliere Pastina, Paolo, risulta essere una figura emergente a capo di un gruppo criminale organizzato nel territorio battipagliese, che con le proprie attività illecite ha contribuito a costruire una solida posizione economica per il padre. Indagini della magistratura, secondo dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, ritengono Pastina junior artefice della campagna elettorale per il padre nelle elezioni amministrative del 2009, condotta mediante forme di condizionamento del voto». La Bonadies e i suoi anticipavano così l’operazione “Sistema”, insospettiti da quei 282 voti che all’ex calciatore, già terzino della Turris, nel 2009 valsero l’elezione in consiglio comunale tra i Liberali Democratici. Poi, nel 2012, il cambio di casacca e l’approdo nei ranghi dell’Udc, il partito di Santomauro.
La commissione scriveva pure che era «rilevante e ambiguo il ruolo di Pastina, consigliere comunale con delega alle politiche abitative, nonostante vi fosse la presenza in giunta di un assessore appositamente delegato alle politiche sociali (…) e che [Pastina] si è rivelato il referente politico degli occupanti abusivi e che ha svolto reiterati interventi a tutela degli stessi, consentiti nel tempo dall’amministrazione comunale».
Ora, nell’imputazione formulata dalla Dda si legge del trasferimento fraudolento, specificando che ciò sarebbe stato fatto «al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, dovendo evidenziare la concreta probabilità dell’emissione di tale provvedimento ablatorio, in ragione del fatto che, a partire da giugno 2009, Paolo Pastina costituiva, dirigeva e organizzava un’associazione a delinquere di stampo mafioso, alla quale partecipava Orlando, e, in concorso con quest’ultimo, usava violenze e minacce con ricorso al metodo mafioso nei confronti di giovani elettori al fine di condizionare l’esito delle elezioni comunali di Battipaglia nel giugno 2009».

12 febbraio 2016 – © Riproduzione riservata
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