Accade oggi

[di Francesco Bonito]

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Mi sono imposto una moratoria: fino al nuovo anno non scriverò più delle prossime elezioni amministrative, perché è quasi impossibile seguire l’evolversi dello scacchiere politico battipagliese, che si arricchisce di nuovi protagonisti al ritmo di un paio a settimana. Questa fiorente produzione di candidati sindaci, inoltre, è brillantemente raccontata da alcune delle migliori firme della nostra redazione che, anche in questo numero, informano i lettori su nomi, simboli e programmi. Quindi, invece di occuparmi di ciò che potrebbe accadere, scriverò di ciò che accade.
Accade che dopo diversi mesi è stato riaperto il sottopasso ferroviario, varco indispensabile tra il centro e la periferia, la cui chiusura ha aggravato la già caotica situazione del traffico in città. C’è voluta molta pazienza, ma alla fine i disagi patiti saranno solo uno sbiadito ricordo. Non sono in grado di valutare la validità tecnica e la congruità finanziaria dell’intervento, mi limito solo a sottolineare che oggi, finalmente, sono state cancellate quelle barriere architettoniche che per quarant’anni hanno vergognosamente impedito a disabili, anziani e genitori con passeggini di attraversare il sottopasso agevolmente. Ad alcuni battipagliesi l’abbattimento delle barriere non appare una novità rilevante, tanto che si concentrano su presunte carenze di tipo tecnico, sui ritardi o sul costo eccessivo. Può essere che abbiano ragione, ma stupisce l’attenzione ai dettagli riservata alla valutazione di questa opera pubblica. Gli stessi che oggi contano i giorni impiegati e gli euro spesi erano stati molto meno scrupolosi e “precisini” in passato, alla consegna di altre opere. Eppure alcune delle grandi opere a cavallo dei due millenni non si fanno ricordare per le rifiniture, né per i tempi di realizzazione, né per l’utilità. Penso al rifacimento di piazza Aldo Moro, uno dei tentativi meglio riusciti di ottenere in un sol colpo: spreco di danaro pubblico, paralisi per più di un lustro del centro cittadino e risultato esteticamente raccapricciante.
E che dire del rifacimento del municipio? O del palazzetto dello sport di Taverna? E del “ponte sospeso” nella villa comunale Ezio Longo? Oppure della “nuova” stazione con annesso giardino in cemento? Per non ricordare, per carità cristiana, le innumerevoli opere incomplete. Perciò, pur apprezzando la rinnovata sensibilità di molti cittadini che hanno finalmente risvegliato quel senso civico un tempo sopito, auspico che tale proattivo atteggiamento di verifica e controllo resti vivo ed efficiente anche in futuro, finita la lunga stagione di commissariamento.
Tra le cose che accadono, c’è la seconda edizione di Serre d’inverno. Come lo scorso anno, con poco si farà molto: un plauso a chi si prodiga concretamente per tenere in vita la città. Ci aspetta un Natale ricco di eventi, così tanti (il programma conta centinaia di appuntamenti, informatevi) che è impossibile elencarli tutti. Una bella scommessa vinta: un esperimento che serve alla rinascita della nostra città, una formula che indica la giusta strada, quella della partecipazione e della condivisione, che sono i concetti alla base di una comunità. Certo, si potrebbe fare meglio (a partire dalla scelta del nome, a mio parere infelice), ma sappiamo tutti che in passato si è fatto molto peggio. Auguri.

11 dicembre 2015 – © Riproduzione riservata
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