Vizi pubblici, private virtù

[di Francesco Bonito]

A guardarsi intorno accadono anche fatti positivi, arrivano buone notizie. C’è da sorprendersi perché non eravamo abituati, e la sorpresa diventa sbigottimento se confrontiamo le azioni dei privati con le omissioni dei passati amministratori, se allestiamo un confronto tra istituzionale e personale. Il risultato è l’antitesi tra inefficienza e pragmatismo, e sovente gli amministrati sono migliori degli amministratori. Come se rivestire un incarico pubblico, poter esercitare un potere decisionale o gestionale, rendesse incapaci o meno solerti. Insomma, il potere peggiora chi ce l’ha.

Deamicis03Così è capitato in passato anche a Battipaglia: a un’azione politica fiacca quando non deleteria si è contrapposta l’attività fertile di associazioni e di privati cittadini. La scuola De Amicis – chiusa per un decennio e riaperta grazie ai commissari – ritorna protagonista per merito dei commercianti; dopo anni di costose “disavventure natalizie”, il proficuo coinvolgimento di tanti volontari ha regalato ai battipagliesi un divertente Natale; mentre la politica ha lasciato chiudere cinema e teatro, in città è fervida l’attività delle compagnie amatoriali; ultima, ma non meno importante, con il Comune commissariato per infiltrazioni mafiose, mentre gli ex amministratori operano una rimozione psicologica del trauma e tacciono di fronte al ripetersi di arresti eccellenti, un gruppo di giovani fa nascere il presidio di Libera, l’associazione nazionale contro le mafie. Questo solo per citare alcuni esempi della giustapposizione pubblico-privato, che vede sempre più spesso l’inadeguata funzione pubblica surrogata dall’impegno dei cittadini. Non fraintendete, la mia tesi non è “privato è bello”, tutt’altro. Non sono un fautore della privatizzazione dei servizi pubblici o della concessione a privati del patrimonio pubblico, soprattutto da noi, dove spesso e volentieri si è affidata per un piatto di lenticchie (nemmeno pagato del tutto) la gestione scellerata di beni della comunità. Ma, alla luce di quello che spesso accade, mi chiedo quale sia il contributo più utile alla comunità: servirla da pubblico amministratore oppure condurre onestamente la vita di privato cittadino? Ai tanti aspiranti consiglieri comunali mossi dalla voglia di contribuire a migliorare le cose (l’ultima volta furono 401!), suggerirei un altro percorso, meno impegnativo ma sicuramente più incisivo: quello di essere cittadini virtuosi, di impegnarsi al massimo nel proprio lavoro, di pagare le tasse, di non sporcare la città, di non sostare in doppia fila, di rispettare le regole, di partecipare alla vita sociale e culturale della città, di essere onesti e non furbi. Se in molti facessimo quotidianamente questa scelta e, soprattutto, se al momento del voto scegliessimo i più capaci e non i più “disponibili”, probabilmente la città risalirebbe dal fondo del pozzo nel quale è finita. Fatelo, come avete spesso sentito dire dai politici navigati, per il bene della città.

27 febbraio 2015 – © Riproduzione riservata

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