Una foto per salvare Battipaglia | di Saverio Santovito

Una delle lacune che riscontro in ogni comunità è la mancanza di conoscenza del proprio territorio, la sua storia, i suoi beni storici, le sue connotazioni che sono a base della identità territoriale e della nostra appartenenza. Indro Montanelli ha spesso ribadito che se non si conosce il proprio passato non si ha un proprio futuro. Battipaglia è uno dei peggiori esempi. Noto aridità di conscenza e appartenenza, in questa  comunità eterogenea nella sua composizione, data le diverse provenienze, come la mia, che sono pugliese, che necessita di armonizzazione culturale e attaccamento, per profondere un comune impegno costruttivo. Battipaglia, trascurata dal potere politico, dalle anime intellettuali e culturali, dal potere economico, che per riconoscenza non pensa a realizzare a proprio costo qualche opera di pubblica utilità, è territorio sempre più arido, una città dormitorio. Per tentare di scuoterla, a rinforzo di qualche altra iniziativa, soffocata da distrazione dei problemi privati, incuranti della dimensione pubblica dei problemi privati, quando sono esigenze comuni e diventerebbero di per sè istanze da essere colte da associzioni e movimenti per un approdo più incisivo nelle stanze dei bottoni (a prescindere dal termine con cui fa rima) per suscitareun risveglio di socialità del nostro territorio, immerso nel torpore da cui siamo chi più e chi meno sopraffatti. Per quanto detto, mi permetto proporre di dedicare una bella pagina a servizio fotografico, con brevi cenni storici, a beni che hanno costituito il vissuto sociale ed economico della città, come gli immobili residui di attività che hanno dato impulso alla nostra economia e comportato espansione della popolazione: dal castelluccio, allla scuola De Amicis, allo stabile dello zuccherifico, del tabacchificio, ai ruderi della conserviera Baratta, ai casoni, ed altri beni, appartenuti ai nostri antenati, che costituiscono perciò la nostra storia ed identità. Beni, ove possibile, da salvaguardare e sottrarre a demolizioni e business privati, che renderebbero ancora più arida la nostra città.

13 settembre 2011 – © riproduzione riservata

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