Una bella dormita e… passa tutto | di Roberto Lembo

Adesso è confermato anche scientificamente. Come al solito i nostri “vecchi” già lo sapevano. Dormire fa bene. È stato da poco pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity da ricercatori dell’Università di Washington, uno studio sul rapporto che intercorre tra il sonno e l’infezione influenzale. Durante il sonno si produce nel cervello una proteina chiamata AcPb che, innescando una serie di meccanismi immunitari, aiuta a combattere meglio e a guarire prima dall’influenza dovuta al virus H1N1 (quello della suina, che sta ancora imperversando tra noi). I topolini usati nella sperimentazione, privi di tale proteina, dormivano meno presentando sintomi influenzali più gravi e mortalità più elevata.
Quando ho letto quest’articolo il mio pensiero è andato alle innumerevoli telefonate che ricevo nei giorni di epidemia influenzale. I genitori sono spaventati dalla febbre alta che non passa facilmente, dall’inappetenza e dalla eccessiva sonnolenza dei loro bambini: “Mio figlio non fa altro che dormire!”. Questa frase ricorrente è la conferma sul campo di quello che è emerso dalla ricerca. I ricercatori utilizzeranno questa ulteriore conoscenza per sviluppare nuovi farmaci allo scopo di combattere più efficacemente i virus influenzali. Non so, invece, se servirà a tranquillizzare i genitori e a modificare il loro atteggiamento nei confronti della febbre da influenza. Anzi, ho l’impressione che più conosciamo l’essenza di certi meccanismi fisiologici, più cerchiamo di ostacolarli.
Nel bambino la stragrande maggioranza degli episodi febbrili è dovuta ad infezioni virali. Per le infezioni virali, come quelle influenzali, non possediamo ancora farmaci capaci di debellarle. La febbre, reazione fisiologica selezionata da madre natura, è una potente arma che impedisce la replicazione virale, attiva le cellule immunitarie e stimola la produzione di anticorpi. Quando un bambino ha la febbre scattano in noi paure remote, ancestrali. Si è subito portati a pensare a malattie pericolose per la vita del bambino o alle famigerate convulsioni (poco frequenti e che compaiono in bambini predisposti, anche con temperature non altissime). Si cerca di far scendere la temperatura in tutti i modi e con tutti i mezzi, i nostri bambini vengono rimpinzati di suppostine e sciroppi antifebbrili di una nota marca, ciò sicuramente a vantaggio dell’azienda farmaceutica che li produce ma a svantaggio dei bambini stessi. Infatti, voler far scomparire la febbre a tutti i costi, anche quando il bambino la regge bene, si traduce in un blocco dei meccanismi di difesa sopracitati. È stato dimostrato che così facendo la durata della malattia aumenta anziché diminuire, proprio perché l’organismo impiega più tempo ad eliminare i virus. Insomma, se è solo un’influenza senza complicanze, più che fare la guerra alle lineette di temperatura dobbiamo soprattutto valutare quanto il bambino è disturbato dall’innalzamento della temperatura stessa: quando vediamo che è sofferente e molto infastidito dalla febbre l’utilizzo dell’antifebbrile è più che giustificato. Adesso, con la ricerca dell’Università di Washington, sappiamo pure che alla febbre si aggiunge quest’ulteriore meccanismo naturale di protezione che scatta con l’aumento delle ore di sonno. Perciò, non pretendiamo che un bambino influenzato debba essere bello sveglio e pimpante come quando sta bene. Se ha più voglia di dormire che di mangiare, facciamolo dormire. Assicuriamogli pasti leggeri, bevande calde e spremute in abbondanza per idratarlo e lasciamo fare madre natura. Dormendo di più risparmierà energie preziose, si difenderà meglio dai virus influenzali e la febbre passerà prima.

Roberto Lembo, pediatra

27 febbraio 2015 – © Riproduzione riservata

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