Tutti a armare

[di Ernesto Giacomino]

Quando ormai ci si era convinti che la pineta ingiallita non fosse uno scempio ambientale ma un prospero ed enorme vivaio di fiori secchi, che le strade delle frazioni Aversana e Fasanara appartenessero a uno strategico circuito extraurbano di motocross, che le piste ciclabili fossero bancarelle di tiro a segno per centrare il maggior numero di extracomunitari con una sola uscita di strada, ecco là che ti spunta fuori un Consorzio turistico che – rubandoti il sonno per tutte le notti a venire – ti spiega bruscamente la triste verità: no, non è folclore locale, si tratta di semplice degrado. Ce ne si è accorti tempestivamente, no? Dalla prima voce di denuncia ad oggi, non saranno passati nemmeno cinquant’anni.

Il Consorzio in questione si chiama “Costa del Sele”, giacché la denominazione precedente, “Le ovvietà di monsieur de Lapalisse”, non c’entrava nei biglietti da visita. Ci si riunirebbero dentro vari gestori delle attività balneari battipagliesi, da un capo all’altro del tratto di litoranea comunale, i quali, dopo attenti studi e simulazioni e prove di sforzo nella galleria del vento di Maranello, avrebbero esposto al sindaco Santomauro le seguenti criticità: mancano le infrastrutture ludiche, manca il verde attrezzato, mancano i parcheggi, le strade vanno potenziate, la zona è scarsamente abitata per assenza di indotti sociali e commerciali, l’acqua è inquinata (omettendo, peraltro, il fatto che sia assai bagnata).

Chiaramente, giusto per rimarcare il fatto che finora nessuno s’era accorto di nulla, i tecnici comunali delegati alla redazione del nuovo piano urbanistico hanno preso buona nota delle suddette osservazioni ed ora stanno procedendo alla necessaria valutazione. E da indiscrezioni raccolte pare che parecchi di loro, spiazzati dal fatto, abbiano pure messo giù un prolungato “oho!” di meraviglia.

E beh: i tempi di risposta saranno lunghi, si presume. Occorrerà prendere visione del reale stato dell’arte, fare rilievi fotografici satellitari, prove idrogeologiche, analisi delle acque col sistema “e allora che è?” (lo si fa immergendo un pesce vivo in prossimità della foce Idrovora: se dopo due minuti diventa una cavalletta c’è qualcosa che non va). Già s’immaginano, peraltro, gli sviluppi in contraddittorio durante la difficile indagine: e chi vi dice che è così? Quei sacchetti lasciati in spiaggia debbono essere per forza immondizia? E se sono pesi messi per non far alzare la sabbia? Lo sapete, quanto costa, curarsi per bene una congiuntivite?

Stupisce, in ciò, la cifra messa in budget dal Consorzio stesso per il risanamento del tutto: miseri duecentocinquantamila euro, poco più di quanto s’è speso per fare venti metri quadri di rotatoria tra via Don Minzoni e via Belvedere. Al confronto, considerando che in questo caso ci sarebbero da rifare intere strade, inventarsi un sistema di depurazione efficiente, costruire parcheggi e infrastrutture, attuare un piano di viabilità alternativa per il traffico dei mezzi pesanti, paiono davvero bruscolini. Delle due l’una: o la spesa è stata sottostimata, o ci abbiamo capito poco. Chissà, sarà capitato un lapsus di terminologie, e anziché della litoranea si sta parlando del parapetto sul Tusciano, alle spalle del discount.

Oppure no, magari sarà semplicemente il compenso spettante al Consorzio per la consulenza straordinaria. Considerando lo sforzo profuso per portare alla luce quello che sfuggiva un po’ a tutti, è una cifra che si può stare. Dividendola in parti uguali tra i cittadini, però.

7 febbraio 2013 – © riproduzione riservata

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