Nessuno lo vuole?


Il previsto nuovo impianto di compostaggio divide la città. Prima di raccontare le posizioni di associazioni, comitati ed esponenti politici, è utile fare un passo indietro. Perché la storia dei rifiuti parte da lontano. Inizia alla fine degli anni Novanta, quando Antonio Rastrelli, presidente della Regione, predispone un piano regionale che prevede due inceneritori: uno ad Acerra e l’altro in provincia di Salerno. L’allora sindaco Fernando Zara non si oppone. Anzi, vola in Svizzera per incontrare i dirigenti della Foster Wheeler, azienda che costruisce impianti, e Battipaglia diventa potenzialmente sede di inceneritore. Comincia una battaglia guidata, e vinta, da associazioni, cittadini e politici. Grazie anche a una mediazione tra Antonio Bassolino, divenuto nuovo presidente della Regione, e Alfonso Andria, presidente della Provincia, l’inceneritore non viene realizzato, a patto, però, che Battipaglia ospiti un impianto per produrre cdr (chiamato per semplificare cdr, anni dopo si trasformerà in stir, cioè impianto che tratta rifiuti indifferenziati). L’impianto cdr parte nel 2003. Nove anni più tardi, nel 2012, Stefano Caldoro predispone un nuovo piano che sostanzialmente prevede che gli stir siano trasformati in impianti di compostaggio, poiché, dopo l’avvio della raccolta differenziata, c’è molto più umido da smaltire.
Ad agosto 2016, con Vincenzo De Luca, parte il percorso per la Vas (valutazione ambientale speciale): il Comune di Battipaglia non presenta osservazioni, vengono stanziati i fondi per costruire l’impianto in città e indetta una gara. Arriviamo a questa estate: Renato Vicinanza solleva la questione in consiglio comunale, nasce il comitato spontaneo Non vogliamo il sito di compostaggio a Battipaglia.
Stefania Battista, portavoce del comitato, commenta: «Non c’è colorazione politica. Abbiamo raccolto in pochi giorni migliaia di firme, sta per nascere una sezione ebolitana e anche da comuni limitrofi stanno arrivando le firme. Siamo a un buon punto per intraprendere un’azione legale. Il 16 settembre, probabilmente, ci sarà una manifestazione pubblica e voglio ricordare a tutti che questa non è un’associazione politica».
Chi sembrerebbe non essere dello stesso avviso è Alfredo Napoli di Legambiente: «Un impianto di compostaggio – si legge in una nota – non è il male assoluto. Opporsi alla realizzazione degli impianti necessari alla chiusura del ciclo dei rifiuti è sbagliato. Sempre che non vogliamo tenerci i rifiuti nel salotto di casa. I miasmi ci sono perché l’impianto di Eboli lavora male. Non vuol dire che tutti debbano fare lo stesso».
E sulla vicenda, anche i consiglieri Valerio Longo e Alessio Cairone si scontrano. Secondo l’esponente di Forza Italia, «i processi si governano e non si subiscono, non bisogna rimandare il problema ma affrontarlo».
Per Cairone la posizione di Longo non è coerente: «Prima votano all’unanimità la mozione e poi sento dichiarazioni difformi. Mi sembra strano. Noi continuiamo a dire no all’impianto». È proprio il caso di dirlo: in città non si respira un bel clima.

8 settembre 2017 – © Riproduzione riservata
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