Il Reddito di cittadinanza

“Prima gli italiani”, lo slogan creato da Salvini, e che accomuna la destra italiana con la benedizione del Movimento 5 Stelle, è ormai entrato nel senso comune degli italiani. Una formula ad effetto, che produce consenso ma che deve fare i conti con la realtà: una realtà che si chiama Costituzione e che all’articolo 3 sancisce che: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Ecco quindi che il famoso Reddito di cittadinanza, di cui tanto si parla in queste ultime settimane, presentato dal ministro Luigi Di Maio come «una misura concepita solo per gli italiani», sarà invece accessibile anche ai cittadini stranieri residenti regolarmente nel nostro Paese, sconfessando così quegli esponenti del governo che, a più riprese, hanno dichiarato che questo non sarebbe mai accaduto.
Potranno quindi presentare le domande anche i cittadini extracomunitari lungo soggiornanti, oltre ovviamente agli italiani e ai comunitari, e agli stranieri titolari del diritto di soggiorno per familiari di un cittadino italiano o dell’Unione Europea (per esempio, la moglie americana di un italiano).
Tutti dovranno essere residenti in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo, e non devono aver presentato dimissioni volontarie dal lavoro negli ultimi dodici mesi.
Come si legge nella guida ufficiale, il Reddito di cittadinanza – denominato anche come RdC –   rappresenta un sostegno economico per le famiglie in difficoltà che mira al reinserimento nel mondo del lavoro dei componenti del nucleo familiare che ne hanno bisogno. Debutterà ufficialmente il 6 marzo 2019, quando chi avrà i requisiti potrà fare domanda presso gli uffici postali, i CAF o direttamente online sul sito  www.redditodicittadinanza.gov.it.
Al momento della domanda bisogna aver già presentato la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) – di cui abbiamo già parlato nel numero 312 di Nero su Bianco – il cui valore ISEE non deve superare i 9.360 euro, con un valore del patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro (esclusa casa di abitazione), un valore del patrimonio mobiliare inferiore a 6.000 euro (che può aumentare in base al numero dei componenti della famiglia, alla presenza di più figli o di disabili) e con un reddito familiare inferiore a 6.000 euro. Tra le cause di esclusione, anche l’acquisto negli ultimi due anni di un’automobile oltre 1.600 cc di cilindrata, di un’imbarcazione o di una moto oltre i 250 cc. 
L’importo, accreditato mensilmente – per un massimo di 18 mesi – su una carta prepagata realizzata da Poste Italiane, andrà da un massimo di 500  euro al mese per un single a un massimo di 1.050 euro al mese per una famiglia di 5 componenti di cui due minorenni. A questo sussidio base si potrà sommare un’integrazione di 280 euro per le famiglie che vivono in affitto.
Chi otterrà il reddito dovrà impegnarsi a cercare un’occupazione seguendo un percorso di formazione professionale presso i Centri per l’impiego, dove troverà un navigator che lo aiuterà nella ricerca del lavoro. Si potrà rifiutare un’offerta al massimo due volte. La prima potrà essere fatta entro 100 km dalla residenza, la seconda entro 250 km, la terza in tutta Italia.
Insomma, il “prima gli italiani” tanto in voga in questi tempi nei discorsi di politici e cittadini comuni è incostituzionale e così sarà almeno fin quando l’Italia sarà in Europa e le garanzie di natura giuridica e costituzionale, non consentiranno alcuna distinzione di nazionalità tra i più deboli e bisognosi.

Eugenio Mastrovito

15 febbraio 2019 – © Riproduzione riservata

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