I miei amici libri | di Gabriella Pastorino

Sin dall’inizio una gran paura, inutile negarlo: la paura per qualcosa di sconosciuto. Brutale per me il ricordo della Sars: nel 2003 la mia primogenita era in Cina. Dopo una settimana circa: “Mamma ho la febbre”. Tentai – ricordo – di fingere di mantenere la calma e chiusi la telefonata canticchiando “Torna, sta casa aspetta a tte”. Mi aiutò a farla tornare immediatamente il senatore Fasolino. Neve tornò, stette dieci giorni in quarantena, riattaccò col fidanzato e si sposò. Due gemelli, a scolorire la memoria della paura.
Ora l’incubo è tornato. Ha sempre gli occhi a mandorla, ma è ancora più cattivo, il coronavirus. All’inizio governo e tv hanno intimato di lavarsi le mani e poco più. I miei nipoti manco se ne sono accorti, abituati come sono al ritornello materno.
Poi, in un crescendo wagneriano in cui le opinioni di Alba Parietti si intrecciavano, sovrastandole, a quelle di scienziati plurilaureati, siamo arrivati ad oggi. Continui i volteggi – è un’influenza, è la peste – mentre intatta rimane la rassicurazione: “Tranquilli, il virus colpisce solo i vecchi”.  Solo…
I vecchi, entità astratta. Gente che ha vissuto abbastanza e che forse è il caso che la pianti di ritirar pensioni all’INPS. Io, autrice di un pamphlet intitolato “De laeta senectute”, mi son vergognata di esser vecchia. Ma non essendo la modestia la prima delle mie tante, tantissime virtù, ho riflettuto sul Q.I. dei cretini che pontificano, e la faccia tosta è tornata, annullando quasi la preoccupazione.
È stato un momento: dal nord sono scese orde di intrepidi in cerca di sole-mare-mammà e con loro è tornata la paura. Mentre mi abituavo, più o meno, è arrivato il presidente del consiglio, tranquillizzante, a dirci che l’Italia e gli italiani andranno in pausa per un po’ e se staremo in casa il contagio si fermerà. Ho tirato un sospiro di sollievo, rassicurata. Ha poi ha elencato che non chiuderanno i supermercati, le farmacie… i negozi di ferramenta, le profumerie, i tabacchini… e l’onda della paura mi ha schiacciato.
Dalla mattina seguente femminazze isteriche hanno iniziato a fotografare dal balcone di casa ogni povero passante invocando per questi biechi assassini in nuce Alcatraz o, a scelta San Quentin; al solito, come fanno per tutto e tutti, chiosano gli anatemi con Vergognia! con la i come rafforzativo. Si favoleggia contemporaneamente di cori che intrecciandosi di balcone in balcone, dovrebbero attraversare la penisola, rincuorando gli animi.
Io non reggo a questa continua doccia scozzese e chiedo aiuto ai miei amici di sempre che in questi giorni sono due: “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valérie Perrin, fotografa di scena e moglie di Claude Lelouch mi rilassa e mi distrae. Mi cattura e mi interessa “Io sono il potere” scritto da un anonimo potentissimo capo di gabinetto italiano.
Non so se sopravviverò – sono vecchia! – ma se ce la farò, gran merito alla mia famiglia amorosa ed ai miei amici più fidati: i libri.

20 marzo 2020 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail