Costruire o demolire?

[di Francesco Bonito]

Battipaglia-anni60

Se chiediamo ai cittadini battipagliesi cosa sia più utile alla città, costruire o demolire, sono convinto che la maggioranza non avrebbe dubbi: demolire. Demolire e riqualificare, certo non continuare a costruire in maniera disordinata, cancellando altro verde. La copertina invita a riflettere sul tema, partendo dall’immagine di una Battipaglia ancora non deturpata dal cemento, quella precedente agli anni del sacco edilizio; una riflessione doverosa dopo la bocciatura delle linee guida del Puc targato Santomauro e il conferimento dell’incarico all’architetto Alvisi. Il Puc (Piano urbanistico comunale) dovrebbe essere lo strumento grazie al quale si progetta la città dei prossimi decenni, si stabiliscono le regole da rispettare e, dove possibile, si individuano interventi correttivi per migliorare la vivibilità. Sappiamo quanto Battipaglia ne abbia bisogno, considerato che il Piano regolatore vigente risale agli anni Settanta, ma sappiamo pure quanto scottante sia la materia: il cemento. Volàno dello sviluppo economico e responsabile del deturpamento urbano, il cemento è il fulcro intorno al quale si muovono interessi rilevanti: ha decretato la fortuna di alcune famiglie, l’ascesa o la caduta di qualche sindaco, ha puntellato maggioranze e indirizzato l’azione amministrativa, a volte è stato al centro di inchieste giudiziarie. Lo sanno un po’ tutti, la nostra è una comunità fondata sul… cemento.

Premesso questo, si intuisce quanto sia utile e necessaria l’iniziativa presa dai tre commissari, e quanto i cittadini dovrebbero seguirla con interesse e attenzione critica: si parla del futuro della nostra città. Precedenti amministrazioni hanno perso già troppo tempo, ora è indispensabile procedere bene e celermente (c’è una scadenza tassativa), affidandosi a professionisti capaci e motivati, facendo sentire a chi si metterà al lavoro il sostegno della cittadinanza, ma chiedendosi: cosa serve a Battipaglia? In una fase di stasi demografica servono nuove case, nuovi palazzi o conviene riqualificare le zone urbane più degradate? Ristrutturare, riqualificare, ampliare gli spazi destinati al verde pubblico, non sarebbero azioni più incisive per migliorare la vivibilità della nostra disordinata e bruttina città? C’è da riflettere, da farsi venire delle buone idee e poi agire; prima che le potenti lobby si muovano per bloccare questa epocale “riforma”. Dopo, una volta stabilite le nuove regole, bisognerà che i futuri amministratori le facciano rispettare: basta abusi, niente distrazioni, mai più deroghe.

Nel frattempo, chi ha già amministrato dovrebbe evitare di alimentare strumentali polemiche tese solo a ostacolare il processo di pianificazione e regolamentazione. Quelli che sostengono che il Puc è competenza dei “politici”, dei consiglieri democraticamente eletti, usano un argomento corretto per portare avanti una tesi di parte, testimoniando un attaccamento alla materia quantomeno sospetto. A costoro chiederei: cosa avete fatto in questi anni per impedire lo scempio edilizio che è sotto gli occhi di tutti? Non aver prodotto in tre decenni un regolamento idoneo non è una prova sufficiente d’incapacità? Allora, per favore, non fate sterili polemiche sui compensi, sul curriculum dei tecnici incaricati, sul ruolo dei commissari. Capisco, ora non vi resta che l’ultima arma, l’unica che sapete usare: tentare di screditare chi sta facendo meglio di voi. A modo vostro, anche voi avete un piano: demolire chi vuol ricostruire.

29 gennaio 2015 – © Riproduzione riservata

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