Benesatto lascia Etica

La lettera di Pietro Benesatto

Cara Cecilia,
dopo anni di battaglie condivise, nel rinnovarti la mia ammirazione per il tuo impegno politico, devo purtroppo comunicarti che non intendo più far parte di un Movimento che si propone di vietare per regolamento le iniziative personali. Non intendo far parte di un Movimento che ufficialmente sostiene che il silenzio sembri la risposta più idonea alle richieste di chiarimenti interni, nonostante tale silenzio avesse già portato alla mia autosospensione a giugno scorso.
Non intendo far parte di un Movimento che assume agli atti di un procedimento disciplinare a mio carico per vie traverse documenti rimaneggiati (senza dare atto da chi li abbia ricevuti) e che non mi trasmette preventivamente tutti gli atti che ha acquisito, alla faccia della tanto predicata trasparenza.
Non intendo far parte di un Movimento che giustifica una mia sospensione sulla base di una mia mancata richiesta di intervento dei probiviri, i quali però, pur avendo io richiesto espressamente le loro valutazioni, non si sono pronunciati in merito alle infamanti e ingiustificate affermazioni del segretario (secondo quest’ultimo, mi sarei dissociato dal direttivo, il confronto e la condivisione non mi apparterrebbero e avrei violato i principi fondanti e le regole istituzionali di Etica).
Con questo provvedimento il Movimento non ha saputo individuare né risolvere l’aspro clima interno, che mi ha visto da sempre subire attacchi personali, anche in forma anonima sui giornali, nonostante – e forse proprio in conseguenza dei successi politici che mi hanno visto in prima linea. Anzi, vede il mio impegno e il mio contributo in tutti questi anni sminuito da un riconoscimento solo “in alcuni casi”, ma che, secondo quanto è scritto, a lungo andare “porta me e il movimento su binari divergenti”.
Con la mia sospensione per sei mesi, sul piano politico, il Movimento rinuncia autolesionisticamente a uno dei suoi membri più attivi proprio nel momento di maggiore necessità, in vista dell’imminente campagna elettorale, favorendo gli avversari politici esterni.
Il Movimento non ha saputo con ciò dare risposta agli atteggiamenti discriminatori di alcuni componenti del Direttivo che oggi mi attaccano per essere intervenuto a titolo personale nel dibattito pubblico, ma che si guardano bene dal farlo con altri esponenti di spicco del Movimento che giustamente partecipano alla vita politica senza per questo dover chiedere il “permesso” a Etica.
Con questo provvedimento, il clima avvelenato anziché cessare riceverà nuova linfa, rendendo sempre più difficile e impegnativo il cammino politico di Etica per il Buon Governo.
Piuttosto che questo, avevo chiesto di essere espulso, non già per le accuse di cui continuo a ritenermi innocente nonostante la pronuncia dei probiviri (che rispetto ma che non condivido) ma per la mia incompatibilità con questo clima avvelenato. Pur condividendo i principi di Etica, che io stesso ho contribuito a scrivere, non ritengo che l’attuale linea del Movimento rispecchi i miei principi di lealtà, collaborazione, partecipazione civica e libertà. Ti rassegno pertanto le mie dimissioni dal Direttivo e dal Movimento di Etica per il Buon Governo.
Pietro Benesatto

La risposta di Cecilia Francese

«Non potrò mai negare quanto il lavoro di Pietro Benesatto per il Movimento sia stato fondamentale, specie nei quattro anni di consiliatura, per non avermi mai lasciata sola. Ma questo è un atto di rottura, causato da discordie interne che si potevano sicuramente affrontare diversamente. Non condivido la sua scelta, ma l’accetto». È questo il commento di Cecilia Francese, leader del Movimento Etica per il Buon Governo, dopo la lettera a lei indirizzata che Benesatto ha diffuso pubblicamente.
«Nel Movimento – continua Francese – c’è spazio per le opinioni di tutti, ed è sicuramente anche la sua forza, ma bisognerebbe evitare di offendere le persone».

 4 settembre 2015 – © Riproduzione riservata
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