Battipagliesi contro

[di Francesco Bonito]


Chi dovesse trovare un tratto saliente e peculiare della dialettica politica battipagliese non avrebbe difficoltà a individuarlo nella litigiosità rancorosa. Sono più di vent’anni che lo scontro politico in città assume i connotati di una rissa da bar, anche lontano dalla campagna elettorale. Tranne poche lodevoli eccezioni, in consiglio comunale e fuori, i protagonisti della scena politica nostrana si sono spesso affrontati senza esclusione di colpi. Rancori, ingiurie, calunnie, promesse di vendetta (politica, s’intende), sono state e sono all’ordine del giorno dalla fine dello scorso millennio. Chi ha cominciato? Chi ha continuato? Non credo di far torto a nessuno indicando l’inizio di questa stagione dei veleni al tempo del sindaco Zara che, con Liguori e Santomauro, ha alternato accordi e scontri all’ultimo sangue. Alleanze, tradimenti, intese, “sgarri”, epurazioni di amici degli avversari e rivincite hanno caratterizzato due decenni. Impegnati più a contrastare l’affermazione del rivale di turno che a costruire una propria credibilità politica, i tre – nonostante il passato da sportivi – hanno contribuito a diffondere un clima di scarso fair play. Poi a competere è arrivato anche Motta, certo non un remissivo, e così le fazioni in campo sono diventate quattro e i motivi di rancore reciproco innumerevoli.
Oggi, con due dei quattro contendenti fuori gioco (almeno apparentemente), ci potrebbero essere le condizioni per la fine di questa Guerra dei Trent’anni battipagliese; invece no. Cambiano i protagonisti, ma non cambia il clima. Anche i “nuovi”, gli ultimi arrivati in ordine di tempo, quelli più giovani e liberi da antiche ruggini o da vincoli di fazione, non sembrano sottrarsi a questo scontro senza regole. Tant’è che ancora nel 2017 i battipagliesi sono costretti ad assistere a consigli comunali nei quali, invece di discutere nel merito delle questioni, avanzare proposte, pensare e agire a favore di Battipaglia, ci si limita ad attaccare gli avversari, nel tentativo di minare la loro credibilità. Le immagini del consiglio comunale – trasmesse da un’emittente locale – raccontano uno spettacolo spesso poco edificante. Eppure l’intelligenza di molti consiglieri consentirebbe loro di percorrere strade alternative, con modi e contenuti adeguati alla loro sensibilità e alle capacità mostrate in altri campi. Perché allora ridursi a imitare le peggiori esibizioni dei loro predecessori? Non si comprende.
A cambiar registro non aiuta nemmeno il contorno: capita infatti spesso che i consulenti o i coordinatori siano i primi ad alzare i toni del confronto, trasformandosi in ultras, pensando di compiacere il capo. Non serve fare esempi, i casi sono numerosi e, purtroppo, la diffusione dei social media non aiuta a far prevalere le posizioni più equilibrate.
Eppure, volendo, cambiare si può. Occorre costruire ponti, non fare vanitose passerelle (non a caso c’è il ponte sul Tusciano in copertina). Bisogna ricordarsi di agire sempre in favore della città, cessando di essere solo contro qualcuno. Chi vi ha preceduto, chi si è limitato a essere solo un “battipagliese contro”, non solo non è passato alla storia, ma non ha nemmeno completato il mandato. Evidentemente non conviene, né porta bene.

7 aprile 2017 – © Riproduzione riservata
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