Alba non si tocca. Per ora

[di Stefania Battista]

Il mercoledì delle ceneri si avvicina, ma prima bisogna affrontare il Carnevale. E si sa: a Carnevale ogni scherzo vale. Pare che il detto si attagli perfettamente al clima politico che si è respirato in città negli ultimi due mesi. Intorno alla vicenda di Alba srl, la partecipata comunale, l’Amministrazione si è giocata la partita della credibilità e della tenuta politica. Quattro consigli comunali si sono susseguiti senza che la maggioranza Francese riuscisse a tenere in piedi l’assise. Il dato di fatto è purtroppo questo. Un dato che si aggiunge al susseguirsi di dichiarazioni della prima cittadina e dei suoi consiglieri: “Alba va salvata… Alba va liquidata… Abbiamo fatto di tutto per salvarla ma i lavoratori non vogliono rinunciare a nulla… La volontà politica c’era, ma si tratta di una decisione tecnica… Siamo stati noi a nominare amministratore Belardo che ha rilanciato la società. Tenteremo di ricapitalizzarla… Non possiamo ricapitalizzare. Nomineremo un nuovo consulente per esaminare la possibilità di ricapitalizzare…”
Tutto è cominciato col Consiglio comunale del 27 dicembre sulla ricognizione delle partecipate. In quella sede, non richiesto secondo quanto affermato dalla sindaca Cecilia Francese, giunse il parere negativo delle nuova terna di revisori dei conti del Comune. Un parere che, però, si basava sulla relazione del dirigente dell’ufficio finanziario e su quella del dirigente dell’ufficio tecnico, a loro volta relative alla chiusura in negativo del bilancio 2018 della partecipata. Ma l’operazione di riassetto finanziario di Alba era cominciata a metà 2019, quando, in accordo con i sindacati, l’amministratore unico Palmerino Belardo, aveva messo in atto una strategia di risparmio e di efficientamento della partecipata comunale. I primi risultati, già a fine dicembre, erano positivi, anche se mancava l’attestazione ufficiale del bilancio.  Quel parere negativo, secondo l’Amministrazione Francese, unito alle relazioni dei tecnici, rendeva impossibile ricapitalizzare l’azienda. Almeno questa la tesi portata avanti in un primo momento. 
Di qui l’inasprirsi del confronto con i sindacati. La triplice, infatti, continuava a sostenere che bisognava considerare il nuovo dato finanziario. Il bilancio di Alba, approvato in extremis il 10 febbraio, è stato infatti chiuso con un saldo positivo di 681mila euro. Ma restano i debiti contratti a causa della cosiddetta rottamazione delle cartelle esattoriali, oltre ad alcuni debiti con i fornitori. Un “buco” che va comunque sanato e che sarebbe stato provocato proprio da quella “rottamazione” voluta dall’Amministrazione, in quanto costrinse la società Alba a versare circa due milioni di euro senza poterli rateizzare. Un’operazione finanziaria che, invece, viene giudicata come necessaria e oculata dalla sindaca Francese e dalla sua maggioranza.
È dunque cominciato un vero e proprio braccio di ferro con i lavoratori e i sindacati da un lato e sindaca e consiglieri dall’altro, col Comune presidiato dalle forze dell’ordine e le transenne a dividere il “pubblico” dai consiglieri comunali. Un clima difficile, dunque, che ha indotto Cecilia Francese a dichiarare che “i consiglieri erano stati oggetto di pressione”. Una pressione che Francesco Marino, il consigliere rifiutatosi di votare la liquidazione della società nella seduta dell’11 febbraio, ha smentito. Il suo era semplicemente dissenso con la maggioranza su una decisione che avrebbe coinvolto il destino di cento famiglie. Poche ore dopo è arrivato l’annuncio delle dimissioni dell’assessore Elia Frusciante, espressione del gruppo di Marino, da poco nominato al Commercio (dimissioni non ancora protocollate al momento della “chiusura” di questo giornale, ndr).
Il Consiglio si sarebbe dovuto riunire in seconda convocazione il 13 febbraio, ma sindaca e consiglieri hanno preferito disertare la seduta. Ufficialmente per richiedere l’ennesimo parere di un esperto tecnico che potesse consentire il salvataggio della partecipata. Voci di corridoio, però, sostengono che a sostenere la decisione di liquidare Alba non vi fossero neppure i nove consiglieri necessari per raggiungere il numero legale in seconda convocazione. Tutto rinviato, dunque, a data da destinarsi. 

22 febbraio 2020 – © Riproduzione riservata

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